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Il valore formativo del volontariato riceve finalmente un riconoscimento formale e strutturato. Il provvedimento affida agli ETS una funzione strategica, rendendoli attori centrali nel delicato processo di validazione e trasparenza delle abilità acquisite.
Finalmente è ufficiale. Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto interministeriale del 31 luglio 2025, il valore formativo del volontariato riceve un riconoscimento formale e strutturato.
Per chi opera nel Terzo Settore è un fatto noto: l'impegno civile trasforma le persone, affinando abilità che superano la singola mansione. Con il nuovo decreto, questa esperienza si traduce in competenza ufficialmente certificabile, una credenziale preziosa spendibile in ogni percorso di studio o carriera professionale.
Questa non è solo una vittoria per i volontari, ma una straordinaria opportunità per gli enti del Terzo settore.
La vera novità è che il provvedimento non è solo un atto di riconoscimento, ma assegna agli ETS una funzione strategica e formativa, posizionandoli come attori centrali nel delicato processo di validazione e trasparenza delle abilità acquisite.
Ecco cosa cambia, quali sono le opportunità e come il tuo ente può diventare protagonista di questa rivoluzione culturale.
Il decreto attua finalmente l'articolo 19 del Codice del Terzo settore, definendo i criteri per il riconoscimento delle competenze acquisite nel volontariato. L'obiettivo è chiaro: promuovere il volontariato come esperienza formativa che contribuisce alla crescita umana, civile e culturale della persona.
Ma come funziona nel concreto? Ecco i punti salienti che ogni persona che gestisce i volontari dovrebbe conoscere.
Il decreto stabilisce un principio fondamentale: sono gli enti del Terzo Settore (ETS) i soggetti ufficialmente abilitati a fornire il servizio di individuazione e messa in trasparenza delle competenze. Di conseguenza, il tuo ente non è più soltanto un luogo di azione sociale, ma si qualifica come parte integrante e attiva del sistema nazionale di certificazione. Una responsabilità enorme, ma anche un'occasione unica per qualificare la propria offerta e attrarre volontari.
Per ottenere il riconoscimento non basta l'impegno generico. Il decreto impone un processo chiaro e metodologico, strutturato in cinque passaggi essenziali per assicurare la validità del risultato:
informazione e accesso: garantire che tutti abbiano chiarezza su opportunità e requisiti
progetto personalizzato: co-definire con il volontario obiettivi precisi e risultati misurabili dell'esperienza
tutoraggio dedicato: affiancare una figura esperta che supporti il volontario e raccolga le prove documentali del suo sviluppo
rilascio dell'attestazione: emettere un documento di trasparenza finale, allineato agli standard nazionali di certificazione
archiviazione digitale: conservare le evidenze in modo sicuro, tracciabile e digitale, tutelando la privacy
Questo processo richiede un investimento in termini di organizzazione e formazione, ma garantisce la serietà e la credibilità del sistema.
Il decreto riconosce formalmente il volontariato come un contesto di apprendimento non formale dove si sviluppano preziose competenze trasversali. Non si tratta solo di abilità tecniche, ma di quelle capacità che oggi sono sempre più richieste nel mondo del lavoro:
problem solving: affrontare imprevisti e trovare soluzioni creative.
lavoro di squadra: collaborare con persone diverse per un obiettivo comune.
comunicazione: relazionarsi in modo efficace con utenti, colleghi e altri stakeholder.
leadership: assumersi responsabilità e guidare un gruppo.
gestione del tempo: organizzare le proprie attività in modo efficiente.
Queste competenze, una volta certificate, diventano un patrimonio spendibile dal volontario nel suo percorso di studi e nella sua carriera professionale.
Adeguarsi al nuovo sistema potrebbe sembrare un onere burocratico, ma in realtà può essere un investimento strategico con ritorni importanti.
La possibilità di certificare le competenze trasforma il tuo ente in un partner più competitivo e magnetico, in particolare per le nuove generazioni. Oggi i volontari vedono il servizio come un investimento nella propria traiettoria personale e professionale, e un ente che formalizza questo valore sarà sempre più scelto.
Adottare un sistema di tutoraggio e valutazione ti costringe a riflettere sulla qualità delle esperienze che offri. Questo processo di autoanalisi porta a un miglioramento continuo dei tuoi progetti e a un impatto sociale più forte e misurabile.
Il decreto crea un ponte tra il mondo del volontariato e quello del lavoro. Certificare le competenze significa parlare un linguaggio comune a scuole, università e aziende. Questo rafforza la credibilità del tuo ente e apre le porte a nuove partnership, come quelle legate al volontariato d'impresa.
Una delle criticità è la mancanza di un'infrastruttura tecnologica unica per la gestione delle attestazioni. Oggi i sistemi sono frammentati, con il rischio di perdere uniformità e accessibilità.
È qui che strumenti come il Registro dei Volontari diventano fondamentali. Una piattaforma digitale permette di:
semplificare la burocrazia: gestire in modo centralizzato anagrafiche, accordi di volontariato e documenti.
tracciare le attività: monitorare le ore e le attività svolte da ciascun volontario, raccogliendo le evidenze necessarie per la certificazione.
comunicare in modo efficace: inviare comunicazioni mirate e mantenere un canale diretto con i volontari.
Digitalizzare la gestione dei volontari non è più un'opzione, ma una necessità strategica per rispondere in modo efficace alle sfide poste dal nuovo decreto e per trasformare un obbligo normativo in un'opportunità di crescita.
Il riconoscimento delle competenze va ben oltre la formalità burocratica di un’attestazione. Rappresenta la piena legittimazione del contributo educativo e civico del volontariato. Si traduce nel diritto di ogni individuo a vedersi riconosciute le proprie capacità, anche quando sono state sviluppate sul campo. Per gli enti del Terzo settore, è una chiamata a essere protagonisti di questo cambiamento, a investire sulla qualità e a diventare vere e proprie "agenzie formative" per la comunità.
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