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Il volontariato d'impresa non è più un'iniziativa sporadica o un'attività di facciata. È diventato un fenomeno strutturato, una leva strategica che sta ridisegnando i confini della collaborazione tra profit e non profit.
Il mondo del volontariato è in continua evoluzione, e con esso le figure che lo animano. Se gestisci i volontari per un'organizzazione non profit, sai bene che attrarre, coordinare e valorizzare le persone è un'arte complessa. Ma hai mai considerato il mondo corporate non solo come una fonte di donazioni, ma come un bacino di competenze, energia e passione?
Il volontariato d'impresa non è più un'iniziativa sporadica o un'attività di facciata. È diventato un fenomeno strutturato, una leva strategica che sta ridisegnando i confini della collaborazione tra profit e non profit. E i numeri lo confermano: nel 2024, circa 65.000 imprese italiane hanno offerto programmi di volontariato aziendale, un dato quasi raddoppiato rispetto all'anno precedente. Ancora più significativo è che quasi un terzo delle aziende italiane è già attivo o sta valutando di introdurre questa pratica. [Fonte dati nei link a fine articolo]
Ignorare questa tendenza significa perdere un'opportunità straordinaria. Vediamo perché e come puoi preparare il tuo ente ad accoglierla.
Per costruire una collaborazione di successo, è fondamentale capire cosa spinge un'azienda a investire tempo e risorse nel volontariato. Non si tratta solo di filantropia, ma di una scelta strategica che porta benefici concreti su più fronti.
Durante il panel "Quando il volontariato funziona: fattori di successo per aziende ed enti" organizzato nell'ambito di Philantropea 2025, esperti di fondazioni aziendali e organizzazioni non profit hanno discusso proprio questa domanda cruciale: cosa fa la differenza tra un progetto che funziona e uno che rimane sulla carta?
Le aziende che promuovono il volontariato vedono un impatto diretto sul clima interno e sulla motivazione dei propri dipendenti. I dati mostrano che il 93% dei volontari aziendali dichiara un aumento del proprio benessere personale e il 71% si sente più orgoglioso di lavorare per un'azienda con un forte impegno sociale. Questo si traduce in un maggiore engagement, un più forte senso di appartenenza e una riduzione del turnover.
Inoltre, il volontariato è una potentissima palestra per le competenze trasversali (soft skills). Il 92% delle aziende riconosce che queste attività migliorano capacità come il problem solving, il lavoro di squadra e la leadership. I dipendenti escono dalla loro "comfort zone", imparano a gestire lo stress in contesti nuovi e migliorano le loro doti comunicative ed empatiche.
Cosa significa tutto questo per te, che gestisci i volontari? Significa che puoi accedere a un nuovo tipo di risorsa: persone motivate, qualificate e desiderose di mettersi in gioco. Ma per farlo, devi superare l'idea del volontario aziendale come una semplice "risorsa extra" per attività manuali.
Il vero valore aggiunto risiede nel volontariato di competenza. Come ha sottolineato Claudia Angelini, Country Manager Italia di ST Foundation, durante il panel dedicato al tema e organizzato durante Philantropea 2025: le aziende possono mettere a disposizione know-how tecnico e manageriale che spesso manca agli enti non profit, aumentando la loro efficacia operativa. Si tratta di professioniste e professionisti che possono aiutarti a:
Migliorare la comunicazione: creare un nuovo sito web o gestire i social media.
Ottimizzare la gestione: implementare un software per la contabilità o la gestione dei progetti.
Sviluppare nuove strategie: analizzare i dati per rendere più efficaci le tue campagne di raccolta fondi.
Federica Testorio, Responsabile Area Volontariato di Save The Children, ha evidenziato come le competenze specialistiche portate dai volontari aziendali possano generare valore concreto per la missione dell'organizzazione, risolvendo problemi specifici e acquisendo capacità che altrimenti richiederebbero investimenti significativi.
Questo approccio trasforma la collaborazione da un semplice scambio di tempo a una vera e propria partnership per l'innovazione sociale, dove l'efficienza del mondo profit incontra la missione dell’ente per generare un impatto più profondo e duraturo.
Durante la discussione a Philantropea, i relatori hanno identificato alcuni elementi chiave che trasformano un'iniziativa ben intenzionata in un progetto di impatto.
Matteo Marullo Reedtz, Project Developer di Fondazione EOS, ha sottolineato l'importanza della co-progettazione iniziale e dell'allineamento dei valori tra azienda e organizzazione non profit. Quando entrambe le parti condividono obiettivi chiari e misurabili fin dall'inizio, il progetto ha molte più probabilità di successo.
Come ha evidenziato Lella Quinto, Responsabile Progetto volontari@ di AIRC, il volontariato d'impresa funziona quando genera valore per entrambe le parti. Per l'azienda significa engagement dei dipendenti, sviluppo di competenze e reputazione. Per l'ente non profit significa risorse concrete alla missione, senza appesantire l'organizzazione. Questo equilibrio è la chiave per costruire collaborazioni sostenibili nel tempo.
Luigi Bobba, Presidente di Fondazione Terzjus, ha posto l'accento sulla necessità di un cambiamento culturale che trasformi il volontariato aziendale da azione spot a leva strutturale. Questo richiede condizioni organizzative adeguate e un impegno a lungo termine da parte di entrambi i partner per far crescere la qualità e la sostenibilità delle collaborazioni.
Perché un'iniziativa di volontariato d'impresa funzioni, non può essere improvvisata. Richiede progettazione, dialogo e una visione condivisa. Ecco tre passi fondamentali per preparare il tuo ente, ispirati dalle evidenze emerse a Philantropea 2025.
Le aziende cercano progetti che siano chiari, misurabili e che generino un impatto reale. Non basta dire "abbiamo bisogno di una mano". Devi strutturare proposte concrete. Chiediti:
Qual è il problema specifico che vogliamo risolvere?
Quali competenze ci servono per farlo?
Come misureremo il successo dell'intervento?
Un progetto ben definito, con obiettivi chiari e un impatto dimostrabile, sarà molto più attraente per un partner aziendale. Ricorda che anche loro devono rendicontare il valore delle proprie iniziative.
Il modello vincente è quello della co-progettazione. Invece di presentare un pacchetto chiuso, avvia un dialogo con l'azienda per capire i loro obiettivi e allineare i valori. Una collaborazione funziona quando entrambe le parti sentono che il progetto è "loro". Questo processo iniziale di confronto è un investimento di tempo cruciale che garantisce il successo a lungo termine e previene incomprensioni.
Un rischio comune è che la gestione dei volontari aziendali diventi un peso eccessivo per la tua struttura. Per evitarlo, definisci processi chiari e semplici. Strumenti come il Registro dei Volontari possono aiutarti a semplificare la gestione burocratica, tracciare le ore e comunicare in modo efficace, permettendoti di concentrarti sulla qualità dell'esperienza e sulla relazione con il partner.
Il volontariato d'impresa sta passando da un'azione spot a una leva strategica e strutturale. Per gli enti non profit, questo significa avere l'opportunità di costruire relazioni a lungo termine che portano risorse qualificate, innovazione e sostenibilità. Questo richiede un cambio di mentalità: smettere di pensare in termini di "bisogno" e iniziare a pensare in termini di "partnership" e "valore condiviso".
Come hanno concordato i relatori del panel a Philantropea 2025, il futuro del volontariato aziendale passa attraverso la capacità di strutturare collaborazioni che portano risorse concrete alla missione, sviluppano competenze nei dipendenti e raggiungono obiettivi misurabili. È una sfida che richiede competenza, visione e apertura al dialogo.
Il futuro della gestione dei volontari passa anche da qui.
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