Stipulare un contratto di assicurazione è un'operazione delicata e va effettuata prestando la massima attenzione a tutti gli elementi. Ecco alcuni consigli.
Leggere un contratto di assicurazione non è di norma un passatempo molto avvincente per diverse ragioni: la prima è che si sta parlando di eventi futuri possibili ma non auspicabili! La seconda ragione risiede nel fatto che i contratti di assicurazione non sono scritti per gli assicurati, ma per giuristi specializzati: termini giuridici, espressioni poco comprensibili, persino “falsi amici” (il premio assicurativo è ciò che si paga e non ciò che si riceve) possono lasciare spaesati gli enti che si ritrovano a firmare il contratto.
Come noto, gli ETS sono obbligati a stipulare un’assicurazione anzi una “triplice” assicurazione: l’art. 18 del Codice afferma: “Gli enti del Terzo settore che si avvalgono di volontari devono assicurarli contro gli infortuni e le malattie connessi allo svolgimento dell’attività di volontariato, nonché per la responsabilità civile verso i terzi”.
Chi assicuro: devono essere assicurati i volontari, occasionali e abituali. Se un associato non fa mai attività di volontariato non è necessario assicurarlo. Dato che il costo dell’assicurazione è proporzionale al numero degli assicurati, non è il caso di perdere soldi ad assicurare qualcuno che non corre i rischi dei volontari. In questo caso uno strumento fondamentale è il registro dei volontari.
Cosa assicuro: gli “eventi” assicurati sono quelli citati nella legge: gli infortuni, le malattie, la responsabilità civile verso i terzi. Le tre “aree” sono riferite ad eventi connessi all’attività di volontariato. Il costo assicurativo varia anche dal tipo di attività che facciamo. Se la nostra attività è tenere compagnia a persone anziane giocando a burraco, il rischio (per il volontario e per l’assistito) non è altissimo, ma se noi mandiamo i nostri volontari a fotografare le nidificazioni di rapaci su impervi costoni delle montagne, il rischio aumenta vertiginosamente.
Attenzione a queste espressioni:
premio: lo abbiamo detto, è il costo che l’ETS deve pagare per concludere il contratto di assicurazione.
rischio: il problema non è la parola ma quanto la nostra organizzazione espliciti con l’assicuratore il vero rischio (quindi le attività che fa) al quale gli assicurati (i volontari) possono incorrere quando operano per l’ente.
franchigia: la parte di danno che è esclusa dall’indennizzo o risarcimento
indennizzo: la somma dovuta dall’assicurazione in caso si verifichi il sinistro
massimale: è la somma massima che l’assicurazione garantisce di coprire: superato il massimale, sarà l’associazione a dover risarcire il volontario o il terzo
Esclusioni: nei contratti di assicurazione sono esplicitati sia i soggetti che non sono considerati assicurati (ad esempio i lavoratori o i familiari dell’assicurato) sia gli eventi non assicurati, che vanno dai danni causati da guerre e terrorismo a lavori di manutenzione dei locali (i quali saranno coperti da altre polizze).
Garanzie specifiche: se previsto dall’assicuratore, accettando un premio maggiore si riesce ad esempio eliminare la franchigia o a estendere territorialmente la copertura o ad ottenere comunque garanzie suppletive.
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Il rapporto con l’assicuratore deve essere improntato alla massima onestà e chiarezza da parte dei responsabili degli ETS. Meglio scegliere assicurazioni che hanno una comprovata specializzazione nel volontariato che quella consigliata dal cugino del consigliere perché ci fa ottenere un prezzo più basso.
Se possibile, creare una commissione interna nell’ETS con alcuni consiglieri (ma anche altri associati) che mettendo a confronto 2 o 3 preventivi presenti le conclusioni al Consiglio Direttivo perché deliberi.
Ancora una volta: al di là del fatto che firmi il legale rappresentante – il Presidente – è importante che la responsabilità di assolvere a questo compito per l'Ente pesi su tutto il Consiglio.
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