Riforma in Movimento: intervista a Mauro Battuello

Mauro Battuello
INTERVISTA A
Mauro Battuello
Vicepresidente di CDO Opere Sociali

All’interno del progetto di ricerca Riforma in Movimento si vuole andare a creare un dialogo con le istituzioni per accompagnare la Riforma del Terzo Settore nella sua crescita il più possibile positiva e adeguata. Il Dott. Mauro Battuello, Vicepresidente di CDO Opere Sociali, condivide con noi l’esperienza della sua associazione.

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Qual è, a suo avviso, l’elemento più innovativo/promettente della nuova legislazione sul Terzo Settore (Codice del Terzo Settore, Impresa Sociale, 5×1000, Servizio Civile Universale)?

Penso che l’elemento più innovativo sia rappresentato dal fatto che con questa Riforma si mette ordine in un Settore che era un po’ una “Babele” di norme e disposizioni. Avere un testo unico di riferimento, che tiene conto delle diversità presenti nel Terzo Settore e che fa un tentativo di visione unitaria, ovviamente non con regole universali perché sarebbe impossibile, ma con una visione comune, è di sicuro un elemento promettente.

 

Qual è l’elemento che più la preoccupa riguardo la nuova legislazione sul/riforma del Terzo Settore? 

La complessità e la numerosità dei decreti attuativi, oltre che le tempistiche infinite. Questa lungaggine è un problema poiché la realtà non sta aspettare leggi e decreti, ma muta di continuo. Non mi spaventa il fatto che si creino nuove questioni da affrontare, fa parte del ciclo vitale del cambiamento, ma mi preoccupa che ci siano aspetti che ancora oggi debbano essere normati, soprattutto considerando che la Riforma data già qualche anno.

 

Sostenibilità, trasparenza e democraticità sono gli assi principali su cui si è mossa la Riforma, crede che siano stati ben strutturati e articolati all’interno di essa? Tra questi, quali pensa debba essere maggiormente promosso tra gli enti del Terzo Settore?

Trasparenza e democraticità sono senza dubbio elementi importanti, e da tenere strettamente monitorati, ma ad oggi però io punterei molto sulla sostenibilità. Soprattutto in questo momento dove le risorse di natura pubblica sono indirizzate su altre priorità, il fatto che gli enti possano in qualche modo affrancarsi o comunque iniziare la loro attività avendo la sostenibilità come orizzonte penso sia fondamentale.

 

Qual è stato il ruolo della sua rete/ente nell’informare e comunicare agli associati le principali novità, opportunità ed adempimenti della riforma del Terzo settore?

Sicuramente è stato un ruolo molto importante. La nostra rete ha come associati anche realtà molto piccole, in cui le cariche sociali sono ricoperte perlopiù da volontari, per cui avere l’ausilio della rete per informarsi sull’evoluzione della Riforma è stato sicuramente per loro fondamentale. Da questo punto di vista posso dire che il Forum del Terzo Settore è stato un buon punto di riferimento per tutti gli enti. Noi inoltre abbiamo avuto la fortuna di partecipare ai vari tavoli tecnici del Forum e abbiamo attivato gruppi di lavoro con commercialisti e avvocati esperti di non profit che si sono messi al servizio delle nostre realtà associate.

 

Quanto è stato impegnativo seguire l’evoluzione della Riforma del Terzo Settore? 

È stato notevolmente impegnativo, anche se noi abbiamo avuto sempre la possibilità di avere informazioni tempestive e puntuali sulla evoluzione della riforma; inoltre la metodologia usata che ha coinvolto in momenti di confronto le reti durante la stesura della norma è stato senz’altro un processo molto utile e ben studiato.

L’avvio della riforma è stata l’occasione per un ripensamento della missione oltre che di un adeguamento della struttura giuridico e organizzativa della sua associazione?

Noi come rete abbiamo modificato lo statuto, questo ha comportato certamente un ripensamento in quanto ha fatto riflettere un po’ su quali sono le urgenze di oggi, e ci ha spinti come rete a cambiare sul tipo di servizi e sul contributo che possiamo dare ai nostri associati.

 

Ritiene che gli art.55 e 56 del CTS , nonché la recente sentenza n.131/2020 della Corte costituzionale possano aprire per la sua organizzazione nuove opportunità di dialogo istituzionale nonché l’avvio degli strumenti di co-programmazione e co-progettazione con la Pubblica Amministrazione? 

Molti nostri soci lavorano in partenariato con enti locali. Riuscire a dare contenuto a questa pari dignità tra enti del terzo settore e istituzioni è importante perché permette di non andare a ragionare sempre con la logica delle gare al massimo ribasso. Dare alle associazioni questa opportunità è anche una questione di civiltà, ed è un peccato che ad ormai quasi 10 mesi dalla sentenza tutto taccia. Capisco che sia un cambiamento di mentalità molto forte anche per il legislatore di sedersi al tavolo con il Terzo Settore però il Terzo Settore può dare un contributo essenziale per la crescita del tessuto sociale italiano.

 

La riforma ha previsto la nascita delle “reti associative”. Come valuta questa innovazione? E in che modo le reti associative potranno assolvere ai nuovi compiti a loro attribuiti? 

Riconoscere formalmente un ruolo che veniva già ricoperto di fatto stimola sicuramente realtà come la nostra a dotarsi anche di strumenti adeguati, e poi tende a rendere più prossimo il lavoro della rete associativa rispetto ai propri associati. Mi sembra abbastanza ben fatta la gradualità prospettata. Buona è anche la possibilità di poter aderire a più reti associative, in quanto possono nascere adesioni anche in funzione di obiettivi diversi.

 

Reputa opportuni e necessari un monitoraggio e una valutazione continuativi dello stato di attuazione della riforma del terzo settore?

Sì, sicuramente. In generale in Italia manca uno studio delle conseguenze dei decreti legislativi fatta a priori. Data questa mancanza diventa essenziale il monitoraggio postumo; e infine occorre prestare molta attenzione alle problematiche fiscali per evitare di creare disparità di trattamento tra i diversi ETS.

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