Tutti a parlare dei rischi per gli Enti del Terzo Settore, per i consiglieri se non si rispettano gli adempimenti del RUNTS.
Giusto
Bilanci, pubblicazioni verbali, poteri dei consiglieri.
Sono adempimenti reali ed obbligatori.
Non dimentichiamoci del trattamento dei volontari, del loro registro e dei limiti salariali ai lavoratori del Terzo settore.
Tutto dovuto.
Sanzioni, pene pecuniarie e via discorrendo.
Forse un po’ esagerato ma in fondo corretto.
Poi c’è anche chi sottolinea i benefici diretti ed espliciti di essere ente del terzo settore: e anche di questo ne abbiamo parlato più volte e ci ritorneremo con occasioni di formazione, e-book.
Ma c’è un aspetto a mio avviso poco valorizzato quando si parla del RUNTS e degli enti del terzo settore e ne ho prova concreta ogni giorno.
La filantropia istituzionale, fondazioni di origine bancaria, fondazioni d’impresa e tutti quei soggetti finanziano il non profit italiano, puntano l’attenzione soprattutto sugli Enti del terzo settore.
Le amministrazioni pubbliche riportano nelle determine i principi degli articoli 55 e 56 del Codice del terzo settore, al fine di programmare e progettare gli interventi sociali con i soggetti iscritti al RUNTS.
Le aziende soddisfano il proprio anelito di ESG, soprattutto nell’ambito sociale, spulciando il Registro unico.
Le multinazionali che vogliono aiutare quelle che loro chiamano charity preferiscono gli ETS, in quanto ritengono che questi siano controllati e in qualche modo certificati dalle autorità pubbliche.
Riassumendo: va bene sottolineare adempimenti, oneri, gravami e imprevisti.
Giusto rammentare le agevolazioni sulle donazioni, l’accesso al 5 x 1000, le riduzioni o esenzioni d’imposta.
Ma non dimentichiamo l’importanza di chiamarsi Ente del terzo settore!