L’Italia che (r)esiste: Numeri e dati della solidarietà ai tempi del Coronavirus

L'emergenza Coronavirus ha sconvolto, oltre alle vite di tutti noi, il Terzo Settore: abbiamo assistito ad uno storico picco di donazioni online e, parallelamente, abbiamo mappato aiuti per oltre 650 milioni di €. Allo stesso tempo, però, il 78% degli oltre 600 enti intervistati dichiara di avere più che dimezzato le attività. Per molti è aumentata la raccolta fondi, per altri è a rischio la stessa sopravvivenza. Ecco i numeri degli aiuti e dei bisogni emersi dalle iniziative portate avanti negli ultimi 30 giorni.

ASD e SSD, come sta andando con la Riforma dello Sport? Partecipa all’indagine “Sport e Terzo settore” Di’ la tua

La solidarietà è contagiosa, più di qualsiasi virus.
In pochissimo tempo, molti cittadini insieme a media, influencer, aziende e istituzioni si sono mobilitati dando prova della loro generosità per sostenere il Paese, duramente messo alla prova dall’Emergenza Coronavirus. È il risultato di quello che potremmo definire il più grande avvenimento solidale della storia recente italiana.

1. Il tema della chiarezza e della trasparenza

Insight dell’iniziativa: Come aiutare gli Ospedali

A pochi giorni dal lockdown totale della Lombardia e dopo i primi allarmanti dati del contagio, l’emergenza sanitaria è apparsa a tutti nella sua gravità. In un contesto in cui la pubblica amministrazione, le istituzioni preposte e il sistema sanitario erano in difficoltà nel trovare le risorse necessarie, ad attivarsi è stata principalmente la cittadinanza. Fundraiser, influencer, enti non profit e tantissimi privati cittadini: sono stati loro i promotori che, in pochissime ore, hanno attivato numerose campagne di raccolta fondi. Di queste, alcune si presentavano improvvisate e poco strutturate, molte altre solide e chiare, impostate da professionisti e da persone di buona volontà.

Si è posto quindi un primo problema di chiarezza e di trasparenza. Da chi erano gestite le iniziative di raccolta fondi attivate spontaneamente? Quali erano i fini della raccolta? Le strutture ospedaliere erano a conoscenza delle iniziative? In che modo si potevano tutelare donatori e beneficiari?

Il 13 marzo 2020 insieme ad ASSIF, Associazione Italiana Fundraiser, viene lanciata una sezione su Italia non profit per sostenere gli ospedali italiani. La pagina aggrega le campagne di raccolta fondi e gli Ospedali italiani presenti sul territorio nazionale: l’obiettivo dell’operazione è quello di garantire la trasparenza e l’accessibilità dei dati a donatori e beneficiari.

Orientare il donatore è la mission di Italia non profit, non solo in occasione delle emergenze, per questo vengono analizzati i percorsi e i comportamenti donativi digitali.
Questa iniziativa si è rivelata necessaria in quanto le stesse pagine degli ospedali dedicate alla raccolta fondi non sempre sono apparse sufficientemente chiare: simulando il percorso di chi voleva aiutare un ospedale i risultati di ricerca apparivano confusi, e il flusso di donazione era ancora più complesso per chi dall’estero aveva necessità di contenuti in inglese. Il risultato complessivo era abbastanza sconfortante. Poche strutture ospedaliere avevano declinato le pagine di raccolta in modo tale da essere collegate al tema COVID-19. Il caos e il carico informativo potevano far desistere il donatore (in)consapevole e portarlo a decidere di non donare.

Così prende vita l’iniziativa “Sostieni un Ospedale“.
Su questo progetto spicca la collaborazione di alcune piattaforme come Rete del Dono, che entra direttamente in contatto con le strutture ospedaliere e si attiva per aiutare nella mappatura. Capiamo che qualcosa di grande si sta muovendo, c’è il coinvolgimento di un  ecosistema che prova a muoversi unito e si distacca dai micro-interessi quotidiani. iRaiser, Job4good, soggetti che citiamo a nome di tutte le numerose altre realtà che si sono mosse aiutando, rendono le cose semplici. Ad un gruppo di fundraiser professionisti coordinati da ASSIF viene affidato il compito volontario e super partes di effettuare la validazione delle campagne. Il primo check, quello del momento più complicato, viene effettuato da questo network che ha in comune la passione e la competenza nella raccolta fondi e la solidale volontà di rendersi utile per contrastare l’emergenza sanitaria. Questa attività viene prestata a prescindere da quale sia la causa sociale di cui si occupano quotidianamente i professionisti o da quale sia l’interesse primario delle non profit con le quali operano. Accade spesso, e va sottolineato, di osservare l’alto valore civico di professionisti che mettono a disposizione la loro professionalità. Per la stessa ragione ci inorgoglisce il modo in cui gli esponenti delle principali organizzazioni non profit italiane, i fundraiser e gli attori del Terzo Settore reagiscono alla sezione creata per aiutare agli Ospedali. Tutti capiscono e se possono si attivano. Il non profit c’è e risponde.

Nel giro di pochissime settimane, grazie al supporto di media e influencer, la pagina riesce a portare moltissime persone sui form di donazione per gli ospedali. Il fenomeno, partito dalle case di pochi cittadini, diventa in pochi giorni di rilevanza internazionale. Lascia davvero sorpresi vedere quanta attenzione e quanto interesse ha suscitato l’iniziativa sulle persone, anche provenienti da Paesi lontani e inizialmente non colpiti dall’emergenza. Fedez, che con Chiara Ferragni aveva già promosso una campagna di successo di crowdfunding per supportare il San Raffaele, parla dell’iniziativa a Domenica In; due dei protagonisti della serie Grey’s Anatomy che vantano schiere di follower, notano la pagina, la linkano su Instagram senza che nessuno glielo chieda, e i link agli Ospedali italiani fanno il giro del mondo. Gli influencer, la stampa italiana e quella estera ci supportano e diffondono “la pagina degli ospedali”. Le persone che cercano di orientarsi online e che cercano risposte digitalmente significative e utili, sono soprattutto giovani e rappresentano il bacino di futuri donatori potenziali.

Tra i molti dati relativi ai visitatori di questa pagina, ce n’è uno che colpisce per la sua peculiarità e perchè fa ben sperare sull’esito di questa crisi economica e sociale: l’emergenza Coronavirus è riuscita a stimolare fasce di popolazione solitamente più distanti di altre dai comportamenti donativi.
La fascia fra i 18-34 anni
rappresenta quasi il 54% del totale visitatori della pagina, coloro che cercano informazioni per poi attivarsi!

L’emergenza e le immagini forti che la descrivono nei media attivano la solidarietà anche di chi di solito non è avvezzo al dono, ma – anche durante un momento in cui ci si sente molto vicini a chi ha bisogno – ritornano alla ribalta (e con forza) temi con i quali il settore si sta e dovrà continuare a confrontarsi. Accesso alle informazioni e ai dati, tracciabilità delle risorse, rendicontazione degli impieghi, trasparenza e fiducia, sono i principali temi sui quali gli utenti, ciascuno a modo suo, chiedono rassicurazioni. I commenti sul post Facebook ci fanno capire quanto ci sia da lavorare sulla percezione che l’opinione pubblica ha del ruolo del Settore nel canalizzare la solidarietà in interventi utili.

Le prime ore su Facebook sono complicate: le persone si arrabbiano perché non trovano Ospedali del sud Italia e pensano che sia frutto di una precisa scelta, non sanno che tante campagne vengono validate in quelle ore e inserite a poco a poco (Catanzaro, Cosenza, Avellino, Napoli, e poi tutti gli altri); con tutta evidenza l’emergenza al Sud non si era ancora diffusa, ed erano pochi quelli che in quel momento promuovevano raccolte.

Ora permetteteci una breve digressione, seppur in tema:

I primi ad arrivare sono i leoni da tastiera, quelli che “già paghiamo le tasse”, che “tanto sono tutti ladri” e che “i soldi li devono donare i politici, il Vaticano, i dirigenti pubblici, le multinazionali”; che si insultano tra loro e che invitano tutti a praticare una verbosa diffidenza.
Quelli che “i soldi li devono donare” sempre gli altri e che persino in un momento come questo trovano tempo e modo per essere molto duri. Non c’è contraddittorio per alcuni di loro ma mentre vengono moderati i commenti, il nostro pensiero e la nostra solidarietà vanno ai social media manager delle ONG e degli altri enti non profit, costretti a rispondere all’infinito a critiche il più delle volte assurde e che spesso sono costretti a nascondere e bannare centinaia di interazioni. Alcuni commenti bruciano, soprattutto dopo avere sentito la situazione in cui versano gli ospedali e le organizzazioni che li stanno aiutando. Ma è necessario essere positivi, proattivi, a dare indicazioni concrete e a imprimere fiducia nel sistema, evitando di alimentare le polemiche, perché il compito che la piattaforma si è data è di avvicinare le persone alla cultura del dono e della solidarietà.
Peraltro non è questo il momento di alzare i toni contro i pericoli di truffa o di stigmatizzare con snobismo chi non dona ma è il tempo di aiutare le persone a fidarsi, rendere chiare e dirette le informazioni.

– fine della digressione.

Quindi studiamo e mappiamo le ricerche di chi non sa come donare, e di colmare i fabbisogni informativi di chi vuole approfondire con contenuti dedicati. Proviamo, in linea con l’attività di intermediazione filantropica della piattaforma a fornire risposte.

La community reagisce con prontezza. Nascono numerosissime iniziative spontanee, che si accodano alla scia lunga della positività e della solidarietà contagiosa. Alcuni artisti mettono a disposizione le loro creazioni e organizzano aste (il cui ricavato è da destinarsi alle strutture ospedaliere ospitate sul portale degli ospedali). I musicisti, impossibilitati a muoversi, organizzano dj set dall’interno delle loro case e incentivano le persone a donare agli ospedali e agli enti. Riceviamo sostegno da alcuni organizzatori di tornei di videogiochi, che impongono come regola di accesso la certificazione di una donazione effettuata a un ospedale. C’è stato persino chi ci ha contattato per donare un database di campagne di raccolta fondi già preventivamente selezionate e verificate, perché potesse aggiungersi alle altre da validare. Devono essere tutti ringraziati, di cuore. I commenti ai post sui social si fanno supportivi, le interazioni si fanno calorose e piene di entusiasmo; le persone iniziano a visitare la pagina ed effettuare le prime donazioni. Iniziano a scriverci a decine e più di un centinaio di aziende ci segnalano di voler donare per l’emergenza.

Ha riscosso molto successo la funzione “segnala una campagna” (1200 segnalazioni ricevute): al momento del lancio sulla pagina erano presenti 11 ospedali e 7 campagne di crowdfunding, per salire rispettivamente fino a 90 e 53. Aspetto interessante soprattutto per i donatori è che al 5 aprile, il 40% degli ospedali presenti sulla pagina con campagne attive aveva già inserito descrizioni e rendiconti, volti a rafforzare la chiarezza dei termini e delle finalizzazioni della raccolta, che nei primi giorni erano stati tralasciati.

Nel mese appena trascorso (13 marzo-15 aprile 2020) hanno visitato la pagina Come sostenere gli Ospedali più di 113 mila persone, attivando sessioni quasi da ogni parte del mondo. Di queste 22.127 hanno proseguito la navigazione sul form di donazione di un ospedale o sulla pagina con l’iban.

2. Gli aiuti dalla filantropia

Insight dell’iniziativa: La risposta della filantropia, tutti gli aiuti a sistema

Come trasferire la bellezza e la numerosità degli aiuti e delle azioni filantropiche visibili dal nostro osservatorio a tutti? Come farli diventare una fonte di ispirazione e di spinta all’azione?

Le azioni di solidarietà avviate in questo periodo di emergenza hanno coinvolto davvero tutti: privati cittadini, aziende, fondazioni, enti non profit. La filantropia, come in altri momenti di difficoltà, si è attivata. Come? In favore di chi? Per quali motivazioni? Anche questo è un aspetto dell’emergenza da cui si possono avviare riflessioni significative anche sotto il profilo etico. Insieme ad Assifero (Associazione Italiana delle Fondazioni ed Enti della filantropia Istituzionale) è stata implementata una mappatura di tutti gli aiuti, filtrabili per beneficiario, tipo di donatore e altre viste rilevanti per gli utenti, capace di coinvolgere direttamente il donatore/filantropo, per restituire una visione a 360 gradi della mobilitazione della società civile organizzata.
Con l’obiettivo di delineare un quadro unico delle iniziative, è stato possibile semplificare sia la ricerca di nuove opportunità e supporti, sia capire come e verso quali beneficiari si stesse e si stiano ad oggi attivando la filantropia organizzata e quella più spontanea e meno mediata.

In due settimane vengono ricevute oltre mille segnalazioni e centinaia di iniziative, grazie al supporto di un numero crescente di partner che indica il portale denominato Filantropia a sistema come luogo in cui trovare, conoscere e approfondire le iniziative avviate per uscire dall’emergenza.

Le chiavi di lettura possibili di questo fenomeno, ancora in corso, sono numerose: l’emergenza è sanitaria e moltissimi degli aiuti sono in favore di Ospedali e Protezione Civile ma col passare del tempo si osserva come vengano attivate anche iniziative dirette ad altri soggetti: cittadini, aziende, enti non profit.
Buona parte della filantropia si muove a 360°, non si ferma ad una sola “causa”, ma guarda oltre, al benessere più generale del Paese. Vengono promosse agevolazioni da istituti di credito per fornire strumenti per far fronte a problemi di liquidità, le Fondazioni di Origine Bancaria si mobilitano per capire come supportare il comparto sociale, per evitare che gli effetti dell’emergenza, che già hanno bloccato in gran parte anche le attività del Terzo Settore, siano ancora più gravi e di lungo periodo, minando la tenuta sociale ed economica del Paese.

Anche le modalità di supporto sono differenti. In tanti si attivano con donazioni in denaro (il 48%, 386 su 801 iniziative), ma è interessante sottolineare che le donazioni di beni e servizi aumentano col trascorrere del tempo (il 38%, 304 su 801), talvolta risultano il metodo preferito in quanto vissute come concrete e vicine alla soluzione del problema. Diretto e puntuale, non mediato e subito disponibile. Una modalità che in certi casi, almeno apparentemente, supera e risolve (possiamo considerarla una scorciatoia cognitiva per certi versi) il problema della fiducia, della destinazione dei fondi e del loro utilizzo. Uno spunto su cui è importante soffermarsi nel post emergenza, perché cartina tornasole di un sistema filantropico che ha bisogno di garanzie e di certezze, spesso anche maggiori delle reali necessità.

Quanto fatto è sufficiente? La filantropia ha reagito al massimo delle sue potenzialità coprendo tutti gli ambiti? Di certo c’è ancora molto da fare e anche da capire, considerato che siamo ancora in piena emergenza. Bisogna ragionare sulle priorità, intervenire nel breve periodo, cercando però di non lasciare indietro nessuno per limitare gli effetti negativi a cascata. Il Terzo Settore entra in campo, si mobilita e si attiva: cerca supporti, e stimola anche delle soluzioni, si riorganizza per provare, ove possibile, a continuare ad erogare i propri servizi.
In sostanza il Terzo Settore mostra ancora una volta la sua caratteristica principale: la resilienza rispetto ai bisogni della società.

3. Mappare i bisogni del Terzo settore: un’emergenza nell’emergenza

Insight dell’iniziativa: Indagine sui bisogni degli enti non profit

Se nel momento più acuto dell’emergenza tutti gli sforzi si sono dovuti concentrare sul sostegno al sistema sanitario, a mano a mano che i giorni passavano si è cominciato a pensare al medio e lungo termine e agli effetti sociali ed economici connessi al Coronavirus e al lockdown che ne è derivato.
In questo frangente, anche il Terzo Settore, in prima linea per numerosi servizi di utilità sociale, quali difesa del patrimonio culturale, ambientale, aiuto alle persone in difficoltà, supporto ai malati si è trovato bloccato in tutto o in parte. Spesso bloccato nell’erogazione dei propri servizi, correndo persino il rischio di fallire, bloccato dal punto di vista economico: pensiamo alle raccolte fondi di piazza, gli eventi, alle iniziative collegate alla Pasqua che sono state annullate.
Senza Terzo Settore, l’impatto sociale del Coronavirus si potrebbe protrarre ancora più a lungo e per questo, accanto alla mappatura degli aiuti, abbiamo ritenuto importante, aprire un’indagine capace di mettere a fuoco i principali ambiti di attività impattati dalla crisi.
Per maturare una visione comune e costruire risposte adeguate alla magnitudo dell’impatto della crisi, abbiamo chiesto a fondazioni (d’impresa, di famiglia, di comunità e di origine bancaria), imprese responsabili, enti non profit e associazioni di categoria di unirsi in un partenariato eterogeneo, ma coeso. Questo condivide il duplice obiettivo di:

  1. comprendere gli impatti (operativi, finanziari, identitari, etc.) che nel breve e medio periodo l’emergenza determina (e determinerà) sull’attività delle organizzazioni non profit;
  2. identificare nuovi modelli e paradigmi di intervento mediante i quali la filantropia (istituzionale e d’impresa) possa supportare gli enti nel processo di cambiamento, necessario per consentire alle proprie strutture di poter operare con efficacia nel nuovo contesto (anche nella fase 2 e 3 dell’epidemia in corso) e di superare quegli elementi di fragilità strutturali che li hanno resi ancora più vulnerabili rispetto all’emergenza.

L’indagine, che raccoglie dati direttamente dalle organizzazioni non profit, permetterà di mettere a fuoco i bisogni prioritari delle organizzazioni nel brevissimo e medio termine. Obiettivo ultimo di questa analisi è avere un quadro preciso delle misure urgenti necessarie per garantire agli enti di poter continuare il loro incredibile lavoro di supporto delle categorie più vulnerabili, anche in questi momenti difficili. Questa fotografia, in continuo aggiornamento, servirà ad orientare, supportare e coinvolgere gli enti filantropici in tavoli di lavoro e riflessione.

La ricerca è ancora in corso ma le prime percentuali qui rappresentate possono già darci delle indicazioni sulla necessità di interventi sistemici e di aiuti immediati, oltre a quelli di lungo respiro.
Si pensi infatti che il 45% dei rispondenti dichiara che il proprio ente ha completamente fermato le attività, mentre solo il 6% sta continuando a lavorare come prima dell’emergenza.

Tutte le organizzazioni possono partecipare, indipendentemente da attività prevalente, dimensioni o forma giuridica.

Fai valere la voce del tuo ente: partecipa alla survey

Si ringraziano per il supporto: Assifero (partner di progetto), Fondazione CRT, Fondazioni di Comunità collegate a Fondazione Cariplo, Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, UniCredit Foundation, Fondazione Unipolis, Fondazione Cassa di Risparmio di Pistoia e Pescia, Fondazione Cassa di Risparmio di Ascoli Piceno, Fondazione Cassa di Risparmio Salernitana, Fondazione SociAL, Fondazione della Comunità di Mirafiori Onlus, ASSIF, AOI, CSR Manager Network, FERPi, Salone della CSR e dell’innovazione sociale, ANCOS Confartigianato, B Heroes, Sardex, Coop Lombardia, Banca Etica, Iccrea Banca, Gruppo Assimoco, Avanzi, iRaiser, koinètica, Fondazione Italiana Accenture, Fondazione ANT, Fondazione ABIO, Vidas, Fondazione Progetto ARCA, Oxfam Italia, Casa OZ, Magazzini OZ, CBM Italia Onlus, Associazione Italiana Sclerosi Multipla, Fondazione FOQUS, CSV di Padova, Associazione Neo e Associazione Migranti e Banche, Catterina Seia, Luigi Bobba.

Scopri i partner che con Italia non profit hanno sostenuto l’operazione di mappatura dei bisogni del non profit

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4. Il sostegno agli enti non profit

Raccolte fondi delle organizzazioni non profit in prima linea contro il Covid-19

Una volta raccolte le testimonianze degli enti e mappati gli aiuti della filantropia, non rimaneva che attivarsi per dare un aiuto concreto al Settore. Nasce Sostieni gli enti non profit, pagina web che raggruppa le iniziative promosse direttamente dagli enti non profit. La pagina vuole stimolare la generosità dei cittadini, indirizzarla verso le cause sociali che stanno più a cuore al singolo e dare visibilità alle campagne di raccolta fondi a sostegno delle attività delle organizzazioni non profit.
Per venire incontro a tutte le esigenze, le campagne sono state raggruppate in due insiemi,  filtrabili per territorio e per attività:

  • Le raccolte fondi dedicate al COVID-19 che finanziano un’attività di prima linea, propria dell’ente o di terzi (ad esempio gli Ospedali), che agiscono direttamente sulle cause e/o sugli effetti anche potenziali che il virus può avere su persone e comunità (ad esempio: trasporto sanitario, supporto psicologico allo staff medico, supporto ai famigliari di persone malate, assistenza ai bambini rimasti soli l’attività di fornitura di mascherine a persone senza dimora o l’organizzazione di servizi per portare la spesa alla popolazione anziane).
  • Le raccolte fondi dedicate ad altri fini: ossia le raccolte fondi che finanziano un’attività, propria dell’ente o di terzi, che non necessariamente hanno un collegamento con l’emergenza COVID-19 (ad esempio: enti che si prendono cura degli anziani, delle persone senza dimora, delle famiglie a rischio a povertà, donne vittime di violenza), e quelle attività il cui finanziamento serve a garantire la continuità di un servizio messo in crisi di liquidità dalla mancata realizzazione di campagne di raccolta fondi a causa dell’epidemia.

Il concetto fondamentale è che non esiste una serie A e una serie B delle buone cause. La decisione di dare spazio tanto alle raccolte fondi dedicate al COVID-19 quanto ad altre è motivata dal fatto che entrambe le categorie di campagne sono importanti, rappresentano entrambe la richiesta di soccorrere a un’emergenza. Se l’emergenza COVID-19 è ben nota, meno conosciuta è l’emergenza che stanno affrontando tutte quelle organizzazioni che restano in prima linea su altri fronti, nell’interesse dei più fragili, ma lo fanno senza più avere la possibilità di fare raccolta fondi e quindi rischiano di ridurre pesantemente le loro attività. Era importante che le persone mosse dalla solidarietà conoscessero questa ulteriore emergenza e trovassero una pagina istituzionale ad accoglierli e guidarli.

Ci preme qui sottolineare come la comunità di fundraiser – rappresentata con autorevolezza da ASSIF – abbia risposto anche in questo caso prontamente all’appello e il fundraising abbia mostrato la sua imprescindibile funzione di garante della sostenibilità economica degli enti, sostenibilità oggi messa in grave pericolo dall’emergenza COVID-19.

Ad oggi, sono 119 gli enti mappati da tutta Italia, di questi 84 hanno attivato campagna di raccolta fondi connessa all’emergenza.
Interessante è notare che il 50% delle campagne di raccolta fondi è stato attivato sfruttando una piattaforma di crowdfunding, segno questo che in certe occasioni specifiche, le organizzazioni si attivano sfruttando diversi strumenti e non solo il proprio sito web. A maggior ragione in una situazione di emergenza sanitaria che ha costretto tutti a casa.

Non solo raccolta di denaro, ma anche supporto con donazioni di beni e di servizi per dare informazioni utili alle molte aziende e donatori che ogni giorno ci chiedono come poter aiutare attraverso questa modalità di donazione. Per facilitare il matching più ottimale sono state raccolte direttamente le necessità espresse dai 119 enti che ad oggi hanno utilizzato il form di segnalazione.

I prodotti più richiesti sono:

  1. Mascherine
  2. Guanti
  3. Prodotti per la sanificazione

Le donazioni di servizi, sono meno richieste, ma anche in questo caso sono soprattutto connesse al lavoro (si richiedono quindi donazioni di strumentazione per il lavoro in smart working o delle consulenze per capire come muoversi in questo momento).

Beni e servizi richiesti delle organizzazioni non profit per fronteggiare l'emergenza coronavirus

Nelle prime 2 settimane di vita il portale ha generato oltre 10.000 pagine viste, portando in pochi giorni verso i siti degli enti non profit oltre 800 visitatori. La Regione che ha convogliato maggior interesse è stata la Lombardia, seguita da Lazio e Piemonte.

Sostieni gli enti non profit è una pagina attiva e in aggiornamento. Se sei un ente non profit, puoi partecipare gratuitamente: è sufficiente iscriversi alla piattaforma e compilare il form dedicato. Parti da qui.

5. Amministrare il non profit ai tempi del Coronavirus

Una delle conseguenze del Coronavirus sul non profit riguarda la parte amministrativa. Per far fronte alle difficoltà sulla liquidità, sui costi non comprimibili, il governo sta producendo molte disposizioni che in prospettiva dovrebbero alleviare il peso sia economico che di adempimenti anche alle organizzazioni.

Coronavirus: Guida per chi dona.

Le norme sui nuovi regimi di donazione si intrecciano con quelle sui regimi recati dal Codice del Terzo Settore; le sospensioni dei pagamenti tributari sono condizionati a requisiti soggettivi e oggettivi. La possibilità di fruire di agevolazioni sul costo del lavoro dipende da una serie di passi che devono essere concordati all’interno dell’ente tra il direttore generale, il responsabile dell’amministrazione e quello delle risorse umane.
Interpretazioni, prassi, confronti: di questo ha bisogno il non profit. Per venire incontro a questa necessità, Italia non profit ha creato la pagina Risorse e informazioni per il non profit ai tempi del Coronavirus, che raccoglie le disposizioni e le spiegazioni delle stesse che incrociano l’emergenza e il mondo del non profit.

6. La fiducia come anticorpo all’incertezza

Come affermava il fisico Bohr “Le previsioni sono estremamente difficili. Specialmente quelle sul futuro”. Ma se qualcosa può prevedersi è che sarà necessaria una riprogrammazione strategica delle misure di supporto finanziario, varate da fondazioni, aziende e trust, per sostenere l’imprescindibile azione delle organizzazioni non profit in favore delle fasce più fragili della società. Ci sarà da migliorare l’efficienza allocativa delle risorse filantropiche, in un contesto macroeconomico che da un lato renderà difficile immaginare un aumento dei fondi a disposizione del Settore, generando invece dall’altro l’insorgere di nuove emergenze a cui far fronte e l’acuirsi delle situazioni di fragilità pre-esistenti.

I dati del nostro Osservatorio, certo riferiti solo ad alcune pagine, ci mostrano che le persone desiderano orientarsi, e che una volta individuata una lista, vogliono essere libere di decidere. C’è chi si è mosso per territorio, chi per affinità, chi per sentito dire (l’ondata di campagne caricate ha un po’ seguito l’ondata di emergenza, dal nord al sud del Paese). Quante donazioni effettive sono arrivate agli enti interessati, al di là del traffico indirizzato sulle pagine degli ospedali e degli enti non profit? Non lo sappiamo con precisione e in alcuni casi non potremo saperlo nei prossimi mesi: ad esempio, alcuni ospedali non usano strumenti di analitica per tracciare il traffico dei loro siti, e a differenza di molte organizzazioni non profit non dispongono di una pagina preposta alla raccolta fondi ma si sono impegnati a dare piena visibilità delle stesse, al netto dell’obbligo legislativo di cui all’art 99 del DL 18/20 (Cura Italia). Tralasciando ogni pensiero sulla opportunità di raccogliere fondi per una struttura pubblica – già finanziata dalle finanze pubbliche – e ribadendo l’importanza di dotarsi di personale preposto alla raccolta e ancor di più alla gestione e ricezione degli stessi (tema essenziale per rendere efficaci gli aiuti!), è necessario riflettere sulla partita in atto.

Pandemia e crisi sanitaria in corso hanno messo in luce punti di caduta e punti di eccellenza del Paese. Ma anche la solidarietà è stata messa a dura prova.

Se chi vuole donare cerca informazioni online non le trova, abbiamo un problema.
Se chi vuole informarsi trova spesso articoli sulle truffe, sulle percentuali delle piattaforme di crowdfunding, se chi dona e lo fa sapere non viene celebrato ma additato come personaggio in cerca di visibilità, abbiamo tutti un problema.
Se si parla di dono, e il numero di problemi/interrogativi che si fanno emergere è maggiore del numero di soluzioni/risposte che si riescono a fornire, allora tutto il comparto ha un grande problema.

Se immaginiamo la donazione come un mix di elementi razionali e irrazionali che concorrono per la destinazione del fine, del destinatario e dell’ammontare, ci accorgiamo che la componente fiducia è essenziale, a prescindere che si intenda donare di “cuore” o di “testa”.
Aiutare gli enti a rafforzare l’impatto e l’efficacia dei loro modelli di intervento, così come sostenere i costi di struttura, supportare la funzione fundraising e quella di progettazione sono modi per sostenere la società civile intera.

Italia non profit aiuta i cittadini a diventare donatori consapevoli perchè crediamo che questo sia il miglior modo per “servire” le non profit e quindi la società.

Quindi cosa sta succedendo?

La (R)esistenza come diritto a resistere e ad esistere: ognuno degli attori coinvolti sta provando a svolgere al meglio il proprio ruolo.

  • I fundraiser supportano le organizzazioni nel far emergere le loro raccolte fondi, portandole all’attenzione dei cittadini.
  • La filantropia istituzionale ascolta i bisogni, cercando di massimizzare l’impatto dell’azione sulla società, soprattutto per mezzo degli Enti.
  • Gli enti non profit si organizzano per supportare i propri beneficiari in condizioni critiche, per rispondere a vecchi e nuovi bisogni.
  • Italia non profit guida nel Terzo Settore donatori, enti e filantropia istituzionale, utilizzando le opportunità del digitale.

Noi ci siamo per intermediare e facilitare questi matching. Ecco alcuni modi in cui ti puoi attivare se anche tu vuoi fare la tua parte:

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