Riforma in Movimento: intervista a Francesco Profumo

Francesco Profumo
INTERVISTA A
Francesco Profumo
Presidente di ACRI

All’interno del progetto di ricerca Riforma in Movimento si vuole creare un dialogo con le istituzioni, per accompagnare la Riforma del Terzo Settore in una crescita il più possibile positiva e in linea alle necessità del Settore. In questa intervista il Dott. Francesco Profumo, Presidente di Acri, analizza la riforma dal punto di vista privilegiato delle Fondazioni di Origine Bancaria.

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Qual è, a suo avviso, l’elemento più innovativo/promettente della nuova legislazione del Terzo Settore (Codice del Terzo Settore, Impresa Sociale, 5×1000, Servizio Civile Universale)?

L’intera riforma del Terzo Settore è stata un’operazione molto importante e attesa da tempo. Finalmente ha riconosciuto pienamente il ruolo che questo complesso e articolato mondo svolge all’interno della società italiana. Non più di mera testimonianza, né supplenza dello Stato in alcuni campi del welfare, ma presidio di coesione sociale e palestra di partecipazione, come ampiamente confermato nei mesi più duri della pandemia che stiamo vivendo. Le Fondazioni di Origine Bancaria, che non sono state toccate direttamente dalla riforma, se si escludono gli articoli (61-66) relativi alla revisione del sistema dei Centri di Servizio per il Colontariato che le Fondazioni finanziano, hanno comunque seguito con grande attenzione l’intero processo, perché ha riguardato alcuni tra i loro principali interlocutori sui territori. Le Fondazioni sono infatti il principale finanziatore privato del Terzo Settore, verso cui rivolgono, direttamente o indirettamente, oltre il 75% delle loro erogazioni annuali. Al di là delle risorse, insieme alle organizzazioni del Terzo Settore, le Fondazioni progettano e promuovono l’innovazione sociale sui territori. E la riforma faciliterà questi processi. 

 

Qual è l’elemento che più la preoccupa riguardo la nuova legislazione sul Terzo Settore?

Non sono particolarmente preoccupato. La Riforma è stata molto ambiziosa, ora bisogna dare il giusto tempo alle organizzazioni per adeguarsi. 

 

Sostenibilità, trasparenza e democraticità sono gli assi principali su cui si è mossa la Riforma, crede che siano stati ben strutturati e articolati all’interno di essa? Tra questi, quali pensa debba essere maggiormente promosso tra gli enti del Terzo Settore?

Il Terzo Settore è lo “spazio” in cui le nostre comunità fanno esperienza di cittadinanza ed esercitano la democrazia. Luoghi come questi nel secolo scorso erano molto diffusi nel Paese e hanno rappresentato la “palestra” in cui è cementata la contrapposizione, la dialettica, ma anche la coesione nazionale. Oggi questi luoghi sono sempre più rari. Per questo uno dei più grandi meriti del Terzo Settore è quello di riuscire a promuovere la partecipazione dei cittadini alla cura del bene comune. E nel farlo li addestra a pratiche democratiche, che sono il fondamento della nostra Repubblica. La Riforma promuove giustamente l’ampliamento di questi spazi di democraticità interna alle organizzazioni e, così facendo, farà crescere ulteriormente l’impatto positivo del Terzo Settore sull’intera società. Peraltro, anche l’attenzione a sostenibilità e trasparenza contribuiranno a far progredire ulteriormente il Settore.

 

Qual è stato il ruolo della sua rete/ente nell’informare e comunicare agli associati le principali novità, opportunità ed adempimenti della Riforma del Terzo Settore?

Acri, l’associazione che riunisce le Fondazioni di Origine Bancaria, ha attivato diversi momenti di formazione per accompagnare le sue associate nella piena comprensione della complessa Riforma e delle modifiche che sta producendo sulla platea dei loro principali interlocutori. Inoltre, in questi mesi, le Fondazioni hanno anche organizzato diversi eventi informativi con esperti della materia, rivolti alle stesse organizzazioni non profit direttamente toccate dalla Riforma.

 

L’avvio della Riforma è stata l’occasione per un ripensamento della missione oltre che di un adeguamento della struttura giuridico e organizzativa della sua associazione?

No, non ne vedo la ragione. Acri ha da lunghi anni consolidato un rapporto di collaborazione privilegiato con il Terzo Settore. E non è un rapporto di puro dialogo, seppur importante. È un rapporto soprattutto del fare. Fondazione Con il Sud, il Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, la concertazione della proposta di riforma del sistema dei Centri di servizio del volontariato, poi recepita nel Codice del Terzo Settore, sono solo alcuni degli atti concreti di questa alleanza strategica, peraltro i più significativi sul piano segnaletico e dimensionale che si siano visti nel panorama del Terzo Settore negli ultimi anni. La Riforma, non solo non ha intaccato la relazione tra Associazione e rappresentanze del Terzo Settore, bensì, se possibile, l’ha ulteriormente rafforzata.

Ritiene che gli art.55 e 56 del CTS , nonché la recente sentenza n.131/2020 della Corte costituzionale possano aprire per la sua organizzazione nuove opportunità di dialogo istituzionale nonché l’avvio degli strumenti di co-programmazione e co-progettazione con la Pubblica Amministrazione?

Sin dalla loro nascita, circa trent’anni fa, le Fondazioni di Origine Bancaria hanno fatto della stretta collaborazione Pubblico-Privato una delle loro principali modalità di intervento. In un’ottica di sussidiarietà, esse hanno sempre rivendicato la volontà di sperimentare sul campo programmi di innovazione sociale, per poi proporre al Pubblico – a livello locale e nazionale –  le migliori pratiche sperimentate sui territori, affinché venissero replicate in altri contesti. L’esempio più emblematico, sul piano nazionale, è il citato Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, nato nel 2016 da un accordo tra Fondazioni di origine bancaria, Governo e Terzo Settore, che ha già raggiunto oltre 500mila famiglie con bambini in condizioni di povertà.

 

Le linee guida sul bilancio sociale sproneranno gli enti (anche quelli non obbligati) ad utilizzare il bilancio sociale come strumento di rendicontazione e di relazione con gli stakeholder? 

Ritengo che l’attenzione posta su trasparenza e rendicontazione possa aiutare gli Enti del Terzo Settore a maturare e a crescere. Ma attenzione a che non diventi un ennesimo adempimento burocratico da “compilare” (che potrebbe essere molto gravoso per alcune organizzazioni) o, peggio, un mero strumento di marketing. Non tutto, infatti, può essere calcolato e rendicontato: l’attivazione delle energie del territorio, la partecipazione, il presidio della coesione sociale costituiscono l’apporto più prezioso che il Terzo Settore dona alla nostra società, ma sono difficilissimi da monitorare. Ricordiamoci sempre che il bilancio sociale è uno strumento, non un fine.

 

Reputa opportuni e necessari un monitoraggio e una valutazione continuativi dello stato di attuazione della Riforma del Terzo Settore?

La Riforma costituisce un passaggio storico. Monitorarne lo stato di attuazione è sicuramente molto utile. E molti attori hanno dato vita a progetti di analisi e approfondimento in questo campo, che permettono a tutti i soggetti interessati, tra cui le Fondazioni, di seguire ed essere aggiornati sul progressivo dispiegamento della Riforma.

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