Riforma in Movimento: intervista a Vincenzo Falabella

Vincenzo Falabella
INTERVISTA A
Vincenzo Falabella
Presidente FISH Onlus

All’interno del progetto di ricerca Riforma in Movimento si vuole creare un dialogo con le istituzioni, per accompagnare la Riforma del Terzo Settore in una crescita il più possibile positiva e in linea alle necessità del Settore. In questa intervista il Dott. Vincenzo Falabella, Presidente di FISH Onlus, condivide con noi l’esperienza della sua organizzazione.

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Qual è, a suo avviso, l’elemento più innovativo/promettente della nuova legislazione sul Terzo Settore (Codice del Terzo Settore, Impresa Sociale, 5×1000, Servizio Civile Universale)?

Credo che la Riforma del Terzo Settore metta ordine all’interno di un settore che oggi più che mai è diventato autorevole, pragmatico negli interventi, e che non può che beneficiare di una Riforma che non fa altro che andare ad affermare e rafforzare la sinergia tra il Terzo Settore e le istituzioni.

 

Qual è l’elemento che più la preoccupa riguardo la nuova legislazione sul Terzo Settore?

Sicuramente un elemento è la troppa burocrazia. Legato anche al fatto che una serie di atti amministrativi, necessari e indispensabili per essere riconosciuti come Enti del Terzo Settore, faranno sì che tante organizzazioni di piccola entità non potranno essere riconosciute come Enti del Terzo Settore. Questo potrebbe essere un limite che va a minare quella cultura della condivisione e del confronto che nel Terzo Settore coinvolge sia gli enti nazionali che le piccole realtà.

 

Sostenibilità, trasparenza e democraticità sono gli assi principali su cui si è mossa la Riforma, crede che siano stati ben strutturati e articolati all’interno di essa? Tra questi, quali pensa debba essere maggiormente promosso tra gli enti del Terzo Settore?

Credo che la forza del Terzo Settore si sia sempre basata su questi tre assi. Anche prima della Riforma. le organizzazioni del Terzo Settore si sono sempre mosse avendo ben chiaro l’elemento della democraticità e rimanendo trasparente nel riportare, anche all’esterno, quello che era il proprio dibattito interno. La sostenibilità è un aspetto che ci sta particolarmente a cuore, perché molte delle nostre organizzazioni, oggi come in passato, hanno dovuto affrontare momenti di grande discontinuità economica. Forse sulla sostenibilità la Riforma avrebbe potuto porre un’attenzione particolare, soprattutto considerando che il Terzo Settore, come è stato ben dimostrato nella risposta all’emergenza e nel confronto con un welfare che non ha funzionato come avrebbe dovuto, è chiaramente un canale e un motore trainante della nostra società. 

 

Qual è stato il ruolo della sua rete/ente nell’informare e comunicare agli associati le principali novità, opportunità ed adempimenti della Riforma del Terzo settore?

Noi facciamo parte del consiglio nazionale del Terzo Settore, siamo un’organizzazione che ha creduto nella rete del Terzo Settore e si è sporcata le mani, come oso dire. Abbiamo partecipato un po’ meno nella primissima fase, quella della costruzione della Riforma nella sua complessità, ma abbiamo partecipato attivamente nella fase successiva. In ogni confronto che abbiamo avuto nei luoghi deputati abbiamo trasferito alle nostre organizzazioni, e alla nostra rete associativa, tutte quelle giuste e valide indicazioni e chiarificazioni che la base ci richiedeva al seguito delle comunicazioni che noi facevamo. La comunicazione è stata trasparente e continua.

 

Quanto è stato impegnativo seguire l’evoluzione della Riforma del Terzo Settore?

È stato tanto impegnativa, abbiamo dovuto investire risorse umane, che hanno sicuramente avuto la possibilità di crescere culturalmente nell’affrontare la Riforma e nel riportare poi le modifiche della Riforma all’interno delle nostre organizzazioni. È stata una Riforma complessa, articolata e dettata anche da un lasso temporale ragionevolmente ampio, ancora oggi siamo in prima linea nel dover affrontare alcune criticità relative al RUNTS piuttosto che all’adeguamento degli statuti, in un periodo di grosse difficoltà che ha colpito il mondo intero. 

 

L’avvio della Riforma è stata l’occasione per un ripensamento della missione oltre che di un adeguamento della struttura  giuridico e organizzativa della sua associazione?

No, nel senso che la mission della nostra organizzazione è all’interno del nostro DNA quindi non l’avremmo sicuramente modificata anche laddove la norma avesse imposto una modifica. Abbiamo cercato di adeguare gli statuti partendo da un’idea ben chiara, che è quella che ci ha portato a costruire la nostra organizzazione e che ci ha fatto diventare una voce autorevole nel confronto con le istituzioni. Quindi la Riforma non ha avuto un impatto sulla mission, ma ha avuto e avrà un impatto significativo sulla struttura, e su questo siamo sempre pronti a metterci in gioco. 

 

Ritiene che gli art.55 e 56 del CTS , nonché la recente sentenza n.131/2020 della Corte costituzionale possano aprire per la sua organizzazione nuove opportunità di dialogo istituzionale nonché l’avvio degli strumenti di co-programmazione e co-progettazione con la Pubblica Amministrazione?

Io me lo auguro vivamente. Al di là di avviare un momento di confronto tra le organizzazioni del Terzo Settore e le istituzioni pubbliche, bisogna lavorare per garantire la co-progettazione. Quindi non deve essere un mero ascolto, ma devono essere recepite quelle che sono le sollecitazioni che arrivano dal nostro mondo. 

 

L’emergenza che stiamo vivendo ha fatto crescere nuovi bisogni che la Riforma del Terzo Settore non aveva previsto di coprire, o per i quali non ha strumenti adeguati?

Sicuramente, la pandemia ha evidenziato nel nostro paese, e non solo, una carenza del welfare di protezione. Occorre un cambiamento radicale, questo è un invito, e soprattutto una sollecitazione, che viene fatta al mondo della politica, alle nostre istituzioni nazionali, perché si possa quanto prima ripartire per una riforma complessiva del welfare, passando da un’attenzione sulla protezione ad un’attenzione sul riconoscimento dei diritti. Naturalmente questo presuppone che le organizzazioni del TS devono essere parte attiva di quel processo di mainstreaming che più volte abbiamo rivendicato. 

 

Reputa opportuni e necessari un monitoraggio e una valutazione continuativi dello stato di attuazione della Riforma del Terzo Settore?

Sì, sicuramente. Perché sicuramente l’applicazione della riforma evidenzierà alcune criticità e quindi bisogna intervenire immediatamente per risolverle. Non esiste una norma perfetta, né tanto meno credo che la 117 sia una norma perfetta. Quindi laddove ci siano delle criticità nell’applicare la norma stessa, credo sia opportuno e doveroso, per il rispetto che le istituzioni dovranno avere nei confronti del TS, intervenire in maniera significativa e al più presto.

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