Riforma in Movimento: intervista a Damiano Lembo

Scritto da
Federica Fumagalli
Damiano Lembo
INTERVISTA A
Damiano Lembo
Presidente nazionale di US Acli

All’interno del progetto di ricerca Riforma in Movimento si vuole creare un dialogo con le istituzioni, per accompagnare la Riforma del Terzo Settore in una crescita il più possibile positiva e in linea alle necessità del Settore. In questa intervista il Dott. Damiano Lembo, Presidente nazionale di US Acli, condivide con noi l’esperienza della sua associazione.

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Qual è, a suo avviso, l’elemento più innovativo/promettente della nuova legislazione sul Terzo Settore (Codice del Terzo Settore, Impresa Sociale, 5×1000, Servizio Civile Universale)?

Sono principalmente due. Il primo elemento è determinato dall’essenza del Codice, che crea ordine in un complesso di norme organiche che prima invece erano tutte frammentate. Un secondo elemento è la definizione di Enti del Terzo Settore, dove si dice che sono ETS tutti gli organismi che perseguono attività di interesse generale di cui all’art. 5, quindi individua subito bene di cosa stiamo parlando, facendo molta chiarezza.

 

Qual è l’elemento che più la preoccupa riguardo la nuova legislazione del Terzo Settore?

Il timore che le piccole associazioni di base possano sentirsi soffocate dagli adempimenti, che abbiano il timore di fare qualcosa di nuovo. Però d’altronde, il principio della trasparenza, che è fondamentale in un campo come quello del Terzo Settore, deve essere garantito, quindi diciamo lo considero come un male necessario.

 

Sostenibilità, trasparenza e democraticità sono gli assi principali su cui si è mossa la Riforma, crede che siano stati ben strutturati e articolati all’interno di essa? Tra questi, quali pensa debba essere maggiormente promosso tra gli enti del Terzo Settore?

La portata della Riforma è molto innovativa, secondo me la sostenibilità potrebbe essere un elemento centrale per far comprendere agli operatori del Settore che ci sono una serie di attività che potrebbero aiutarci a sostenere le nostre associazioni e, più in generale, fare Terzo Settore. La trasparenza e la democraticità erano presenti anche nelle norme precedenti, diciamo che sono alla base del Terzo Settore, quindi li darei per assodati. L’elemento più innovativo penso sia quello della sostenibilità. 

 

Qual è stato il ruolo della sua rete/ente nell’informare e comunicare agli associati le principali novità, opportunità ed adempimenti della Riforma del Terzo settore?

Noi come US ACLI ci siamo intanto strutturati statutariamente come una rete associativa, quindi quando entrerà in vigore il RUNTS punteremo alla configurazione finale della rete, e stiamo già molto lavorando alla struttura e l’organizzazione dei servizi che saranno tipici e appannaggio della rete associativa. Stiamo dando molta pubblicità della cosa.

 

Quanto è stato impegnativo seguire l’evoluzione della Riforma del Terzo Settore?

Sicuramente è stato impegnativo, essendo un iter che sta andando avanti dal 2017 con un andamento non troppo lineare. Questo ha reso difficile rimanere aggiornati su ciò che entrerà in vigore, ciò che invece non lo farà e via dicendo. 

 

L’avvio della Riforma è stata l’occasione per un ripensamento della missione oltre che di un adeguamento della struttura  giuridico e organizzativa della sua associazione?

In realtà, in quanto organismo sportivo riconosciuto dal CONI ma anche una APS nazionale, non abbiamo cambiato la nostra missione, anzi forse questa nuova veste della rete associativa sarà un abito ancora più su misura per la nostra attività. La nostra mission è sempre stata quella di fare sport come veicolo di trasmissione di valori sociali. Il fatto di poter abbinare il fatto di essere una rete associativa al fatto di essere una rete di promozione sportiva, dà la giusta pelle alla nostra missione.

 

La ministra Catalfo ha recentemente annunciato la prossima approvazione del Regolamento delle “attività diverse”. Pensa che questa innovazione, contenuta nell’art. 6 del CTS, possa facilitare lo sviluppo di “attività diverse” nella sua organizzazione, come leva per finanziare le attività di interesse generale?

Sì, sicuramente sì. Proprio per il fatto che siamo passati da una normativa nella quale andare ad individuare la linea di demarcazione tra attività commerciali e attività istituzionali è sempre stato difficile ad una normativa che individua dei parametri oggettivi con i quali appunto andare a dividere questo campo, si raggiunge una maggiore tranquillità nello svolgimento delle attività diverse, utili per l’auto-finanziamento, andando a creare quel circolo virtuoso che dovrebbe essere stimolato al termine della riforma.

 

La Riforma ha previsto la nascita delle “reti associative”. Come valuta questa innovazione? E in che modo  le reti associative potranno assolvere ai nuovi compiti a loro attribuiti? 

Collegandomi alla paura che ho espresso prima, ovvero che le piccole associazioni si sentano sopraffatte dagli adempimenti burocratici, e che procedano col timore di sbagliare, reputo che le reti associative possano andare a mitigare questi aspetti. Diventando organismi di secondo livello, le reti possono andare ad aiutare e coadiuvare l’impegno verso gli adempimenti nei confronti delle proprie associate, riuscendo così a liberare delle risorse dalla base, utili per andare a compiere tutte quelle azioni relative allo svolgimento delle attività di interesse generale.

 

L’emergenza che stiamo vivendo ha fatto crescere nuovi bisogni che la Riforma del Terzo Settore non aveva previsto di coprire, o per i quali non ha strumenti adeguati?

Certo, il cambiamento è epocale, quindi sicuramente sono emersi nuovi bisogni. Fondamentalmente i nuovi bisogni purtroppo adesso sono di natura prettamente finanziaria. Anche qui credo che la rete associativa possa essere un elemento che può andare ad intercettare e raggruppare questi nuovi bisogni e quindi aiutare le proprie associazioni.

 

Reputa opportuni e necessari un monitoraggio e una valutazione continuativi dello stato di attuazione della Riforma del Terzo Settore?

Sì, credo di sì. È importante soprattutto per i soggetti direttamente interessati. Noi siamo un po’ come delle antenne sul territorio, quindi siccome tutto muta e nulla rimane cristallizzato al momento dell’entrata in vigore di una legge, il monitoraggio costante dei bisogni, delle risposte ai bisogni, dei nuovi compiti da assolvere diventa una parte estremamente importante.

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