Riforma in Movimento: intervista a Giancarlo Moretti

Giancarlo Moretti
INTERVISTA A
Giancarlo Moretti
Consigliere nazionale di Movimento Cristiano Lavoratori

All’interno del progetto di ricerca Riforma in Movimento si vuole creare un dialogo con le istituzioni, per accompagnare la Riforma del Terzo Settore in una crescita il più possibile positiva e in linea alle necessità del Settore. In questa intervista il Dott. Giancarlo Moretti, Consigliere nazionale di Movimento Cristiano Lavoratori, parla del rapporto della sua rete con la Riforma.

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Qual è, a suo avviso, l’elemento più innovativo/promettente della nuova legislazione del Terzo Settore (Codice del Terzo Settore, Impresa Sociale, 5×1000, Servizio Civile Universale)?

Indubbiamente il Codice del Terzo Settore nel riconoscere la qualifica di ETS.

 

Qual è, a suo avviso, l’elemento che più la preoccupa riguardo la nuova legislazione sul/riforma del Terzo Settore?

La sezione relative alle reti associative.

 

Sostenibilità, trasparenza e democraticità sono gli assi principali su cui si è mossa la Riforma, crede che siano stati ben strutturati e articolati all’interno di essa? Tra questi, quali pensa debba essere maggiormente promosso tra gli enti del Terzo Settore?

Sì, sono ben articolati. Penso che la trasparenza, presupposto di democraticità, dovrebbe essere maggiormente promosso

 

Qual è stato il ruolo della sua rete/ente nell’informare e comunicare agli associati le principali novità, opportunità ed adempimenti della riforma del Terzo settore?

La mia rete ha cercato al massimo di informare e comunicare con circolari vademecum e convegni, anche per far fronte alle preoccupazioni della base associative sorte anche da elementi del codice non particolarmente chiari a tutti.

 

Quanto è stato impegnativo seguire l’evoluzione della Riforma del Terzo Settore?

Moltissimo, un percorso durato anni e reso ancor più complesso dal tentare di mettere per la prima volta a sistema un mondo estremamente variegato.

 

L’avvio della riforma è stata l’occasione per un ripensamento della missione oltre che di un adeguamento della struttura  giuridico e organizzativa della sua associazione?

La prima preoccupazione è sicuramente l’adeguamento della struttura, penso che il ripensamento della missione arriverà necessariamente con l’entrata a regime del Codice TS

 

Ritiene che gli art.55 e 56 del CTS , nonché la recente sentenza n.131/2020 della Corte costituzionale possano aprire per la sua organizzazione nuove opportunità di dialogo istituzionale nonché l’avvio degli strumenti di co-programmazione e co-progettazione con la Pubblica Amministrazione?

Gli articoli relativi alla co-progettazione e co-programmazione, soprattutto letti alla luce della sentenza delle Corte Costituzionale, possono essere strumenti che offrono enormi possibilità, non solo alle organizzazioni del T.S., ma anche, e soprattutto, ai cittadini, poiché le Pubbliche Amministrazioni potranno fare fronte in maniera più ampia, e più partecipativa, agli interessi generali. Occorre però un salti di qualità degli Enti di T.S. e delle stesse Pubbliche Amministrazioni, che ad oggi sono nettamente impreparate.

 

La riforma ha previsto la nascita delle “reti associative”. Come valuta questa innovazione? E in che modo le reti associative potranno assolvere ai nuovi compiti a loro attribuiti?

E’ stato un grande merito per la riforma aver riconosciuto la figura delle reti associative. Il problema è che esistono diversi figure di reti associative e la riforma, avendo affrontato il tema “in astratto” crea notevoli problemi nella sua applicazione pratica, vedi RUNTS. Il ministero sta lodevolmente cercando di risolvere questi problemi in via interpretativa. Sono convinto che, una volta a regime, i network ne avranno un notevole miglioramento. Occorre un notevole sforzo da parte delle reti per assolvere i nuovi compiti a loro attribuiti, in primis l’autocontrollo, fondamentale per permettere alle reti di validare positivamente preventivamente i propri affiliati, evitando così di arrivare a controlli esterni ex post, a danni già realizzati. 

 

L’emergenza che stiamo vivendo ha fatto crescere nuovi bisogni che la Riforma del Terzo Settore non aveva previsto di coprire, o per i quali non ha strumenti adeguati?

Il post-covid cambierà profondamente il quadro sociale economico e politico non solo italiano. Sarà fondamentale ricostruire i rapporti sociali, l’uomo è un “animale sociale”.  In questa ricostruzione il Terzo Settore svolgerà un ruolo primario ed insostituibile. La pandemia rischia di far chiudere tante realtà di base, per evitare la “desertificazione sociale” occorre aiutare le piccole realtà di base a sopravvivere innanzitutto, e poi a riprendere a pieno le loro attività, aiutandole in quell’ulteriore problema che hanno che è quello di adeguarsi alla riforma, pensata più alle grandi reti che al piccolo associazionismo locale, a cui nessuno spiega che possono adeguarsi alla riforma anche loro, ma nessuno aiuta in questo percorso.

 

Reputa opportuni e necessari un monitoraggio e una valutazione continuativi dello stato di attuazione della riforma del terzo settore?

Sì, lo ritengo necessario.

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