Qual è, a suo avviso, l’elemento più innovativo/promettente della nuova legislazione sul Terzo Settore (Codice del Terzo Settore, Impresa Sociale, 5×1000, Servizio Civile Universale)?
Gli artt 55 e 56 del Codice Unico del Terzo Settore rappresentano l’aspetto più innovativo, su cui si misura la sostanziale efficacia della riforma.
Qual è, a suo avviso, l’elemento che più la preoccupa riguardo la nuova legislazione sul Terzo Settore?
Che la riforma resti la riforma degli ETS, mentre la stessa rappresenta una vera e propria rivoluzione copernicana del rapporto tra Stato e cittadini.
Sostenibilità, trasparenza e democraticità sono gli assi principali su cui si è mossa la Riforma, crede che siano stati ben strutturati e articolati all’interno di essa? Tra questi, quali pensa debba essere maggiormente promosso tra gli enti del Terzo Settore?
Sono assi ben formulati, ma su cui bisogna profondere maggiori sforzi perché diventino patrimonio diffuso di tutti gli attori della riforma.
Qual è stato il ruolo della sua rete/ente nell’informare e comunicare agli associati le principali novità, opportunità ed adempimenti della riforma del Terzo settore?
Ruolo in termini di comunicazione ma anche di accompagnamento consulenziale, anche con l’ausilio del locale CSV.
Quanto è stato impegnativo seguire l’evoluzione della Riforma del Terzo Settore?
Abbastanza, essendo troppo tardiva l’attuazione della riforma e l’alternarsi di rinvii e accelerazioni.
L’avvio della riforma è stata l’occasione per un ripensamento della missione oltre che di un adeguamento della struttura giuridico e organizzativa della sua associazione?
Il nostro è un ente pubblico. Stiamo ripensando il modello organizzativo prevedendo delle sperimentazioni gestionali con gli ETS del territorio, per la gestione di procedure di cui agli artt. 55 e 56 del Dlg 117/2017.
Ritiene che gli art.55 e 56 del CTS , nonché la recente sentenza n.131/2020 della Corte costituzionale possano aprire per la sua organizzazione nuove opportunità di dialogo istituzionale nonché l’avvio degli strumenti di co-programmazione e co-progettazione con la Pubblica Amministrazione?
Trattandosi di ente pubblico, enormi opportunità. Per garantire servizi di welfare realmente co-programmati e co-progettati, in cui il Terzo Settore sia presente come soggetto che non ricerca appalti e affidamenti, ma vuole realizzare con l’ente pubblico gli interessi a carattere generale di cui è portatore. Questa prospettiva richiede un Terzo Settore che dimostra di essere un valore aggiunto, perché rappresenta un interesse pubblico e non solo un meritorio interesse di parte. Tale premessa richiede un percorso di accompagnamento della riforma capillare e diffuso, sul versante pubblico e privato, che consolidi la ratio della riforma che attua il principio di sussidiarietà orizzontale che coinvolge gli attori pubblici e del privato sociale.
La Riforma del Terzo settore, con il decreto legislativo 40/2017, ha comportato significativi cambiamenti nel sistema di accreditamento e nella gestione del servizio civile da parte degli Enti. Come valuta queste innovazioni?
Positive. Anche se il sistema va meglio qualificato sul versante delle “garanzie” di qualità dei progetti di “impiego” dei volontari, che non devono mai rappresentare forme sostitutive di manodopera o luoghi di assistenzialismo.
Reputa opportuni e necessari un monitoraggio e una valutazione continuativi dello stato di attuazione della riforma del terzo settore?
Certo. La riforma del Terzo Settore non è una riforma ordinaria, in quanto si innesta nell’art. 118 u.c. della Costituzione e nel principio di democraticità del nostro ordinamento. In quanto tale necessita di essere monitorata nel tempo.
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