Riforma in Movimento: intervista a Eleonora Vanni

Eleonora Vanni
INTERVISTA A
Eleonora Vanni
Presidente di Legacoopsociali

All’interno del progetto di ricerca Riforma in Movimento si vuole andare a creare un dialogo con le istituzioni per accompagnare la Riforma del Terzo Settore nella sua crescita il più possibile positiva e adeguata. Il Dott.ssa Eleonora Vanni, Presidente di Legacoopsociali, condivide con noi l’esperienza della sua associazione.

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Qual è, a suo avviso, l’elemento più innovativo/promettente della nuova legislazione sul Terzo Settore (Codice del Terzo Settore, Impresa Sociale, 5×1000, Servizio Civile Universale)?

Direi che gli elementi più innovativi sono sostanzialmente due: l’idea complessiva di un codice unitario per il Terzo Settore e la definizione specifica dell’impresa sociale. Per quanto non ancora compiutamente definita in tutti gli aspetti, rappresenta comunque un passo avanti nell’opportunità, per tutta una serie di soggetti del Terzo Settore oltre alle cooperative sociali, di ragionare con un altro punto vista e nuovi termini di imprenditoria sociale.

 

Qual è l’elemento che più la preoccupa riguardo la nuova legislazione sul/riforma del Terzo Settore?

L’aspetto che più mi preoccupa è la lentezza, perché tra cambi di governo e altre vicissitudini ci sono ancora alcuni aspetti non definiti. Per quanto riguarda la cooperazione sociale oggettivamente non ho particolari elementi di preoccupazione perché diventano di diritto imprese sociali e quindi trasmigrano direttamente nella parte delle imprese sociali del registro unico, ma l’impresa sociale in generale ha necessità di essere definita in tutti i suoi aspetti a cominciare dai controlli. Un’altro elemento che accompagna la lentezza dell’iter è la mancata definizione di alcuni testi importanti, penso ad esempio alle linee guida sulla partecipazione dei lavoratori che dovrebbero creare, in questo ambito, un elemento di unitarietà. In specifico per le organizzazioni che rappresento, nell’ambito della Riforma, non vedo elementi di pericolosità se non appunto le aree ancora indefinite. 

 

Sostenibilità, trasparenza e democraticità sono gli assi principali su cui si è mossa la Riforma, crede che siano stati ben strutturati e articolati all’interno di essa? Tra questi, quali pensa debba essere maggiormente promosso tra gli enti del Terzo Settore? 

La trasparenza è sicuramente un elemento ben delineato nella Riforma, sia attraverso l’aspetto del bilancio sociale, sia negli obiettivi più generali di chiarire la differenza tra la l’ambito e le attività dell’associazionismo e l’agire imprenditoriale, al di là delle tipologie di soggetti che la esercitano. Per quanto riguarda il tema della democraticità penso che meriti un approfondimento il tema della partecipazione, e non solo delle linee guida per la partecipazione dei lavoratori che nominavo prima, ma complessivamente come ripensamento sul significato del “partecipare” nella società attuale. Per quanto riguarda la sostenibilità, trovo che sia demandato alla responsabilità delle singole organizzazioni, ma anche alle organizzazioni di rappresentanza e delle reti, che devono prendere in carico il lavoro di diffusione e promozione fra le aderenti degli obiettivi 2030. Non parlo di sostenibilità strettamente economica, in un momento come questo, perché è scontata e molto contingente a questo periodo di crisi che ha messo a rischio la sostenibilità di molti soggetti, ma sottolineo che la sostenibilità ha tre aspetti fondamentali che devono essere tenuti insieme: sociale, ambientale ed economico e le nostre organizzazioni sono coinvolte appieno.

 

Qual è stato il ruolo della sua rete/ente nell’informare e comunicare agli associati le principali novità, opportunità ed adempimenti della riforma del Terzo Settore? 

Noi, come associazione di rappresentanza, siamo all’interno del Forum del Terzo Settore, quindi abbiamo partecipato al lavoro di sistema del Forum. Inoltre, in autonomia, abbiamo seguito passo passo sia il percorso di attuazione della legge delega, quindi i due decreti 117, 112 e relativi attuativi nonché gli adempimenti conseguenti. Ad esempio, rispetto agli adempimenti, il nostro ruolo non è stato solo quello di informare e comunicare, ma anche di promuoverne. Abbiamo fatto e stiamo facendo un lavoro significativo sul bilancio sociale. Abbiamo messo a disposizione gratuitamente ai nostri associati un format sulla piattaforma di legacoop, l’abbiamo promossa e comunicata con iniziative nazionali, e adesso stiamo procedendo con le iniziative territoriali per sostenere l’adempimento normativo da una parte, ma anche promuovere l’idea che il bilancio sociale non è solo un adempimento ma un processo di ingaggio di differenti soggetti, partecipazione, trasparenza.

 

Quanto è stato impegnativo seguire l’evoluzione della Riforma del Terzo Settore?

È stato piuttosto impegnativo. All’interno del Forum Terzo Settore il tema principale è stato portare sostanzialmente a sintesi proposte condivise che tenessero conto di soggetti differenti con interessi a volte anche divergenti. Il lavoro di rappresentanza, unito alla necessità di sintesi di punti di vista differenti per poi lavorare insieme alle istituzioni, è stato decisamente impegnativo. Impegnativo ma molto partecipato e sicuramente molto interessante. 

 

L’avvio della riforma è stata l’occasione per un ripensamento della missione oltre che di un adeguamento della struttura giuridico e organizzativa della sua associazione?

Per quanto riguarda la mia associazione di rappresentanza ancora no. Stiamo solo ragionando sulle caratteristiche e le opportunità del “soggetto rete”. Per quello che riguarda le cooperative sociali che rappresento diciamo che un adeguamento dal punto di vista della struttura giuridica non è stato necessario. C’è stato un piccolo, e a mio parere ancora troppo piccolo, allargamento delle attività che le cooperative sociali possono fare che sicuramente aiuta progetti e azioni di sistema di un soggetto come questo. Sicuramente però un ripensamento ampio c’è stato, nell’ambito più complessivo della riforma, soprattutto per la parte che riguarda l’impresa sociale e la relazione con il più ampio mondo dell’economia sociale.

 

Ritiene che gli art.55 e 56 del CTS , nonché la recente sentenza n.131/2020 della Corte costituzionale possano aprire per la sua organizzazione nuove opportunità di dialogo istituzionale nonché l’avvio degli strumenti di co-programmazione e co-progettazione con la Pubblica Amministrazione? 

Sicuramente. Possono offrire opportunità su due fronti. Uno è quello della crescita stessa della cooperazione sociale e degli ETS verso strumenti più evoluti di imprenditorialità, andando, tramite la co-progettazione, a sviluppare partnership con la Pubblica Amministrazione, con soggetti terzi e con comunità più ampie che organizzano risposte ai propri bisogni. L’altro è la possibilità di rivedere lo schema di relazione con la Pubblica Amministrazione, nel quale la cooperazione sociale ha spesso subito gare d’appalto, che finiscono spesso per premiare solamente il ribasso economico. I percorsi di co-programmazione, co-progettazione e accreditamento, espressamente citati nella sentenza 131, forniscono un quadro organico degli strumenti con i quali agire una partnership o qualificata. Io credo che tramite un assetto di co-partecipazione, gli enti del Terzo Settore siano in grado, anche per la vicinanza che hanno con i territori e le comunità in cui operano, di portare un valore aggiunto anche in termini di conoscenza dei bisogni, delle aspettative, della domanda. Elementi che alla Pubblica Amministrazione risulta più difficile intercettare. 

 

Le linee guida sul bilancio sociale sproneranno gli enti (anche quelli non obbligati) ad utilizzare il bilancio sociale come strumento di rendicontazione e di relazione con gli stakeholder? 

Come già accennato noi stiamo operando proprio in questo senso con la promozione del bilancio sociale che va oltre all’obbligo di rendicontazione, promuovendo gli aspetti di partecipazione attiva dei soci e degli stakeholder esterni. Quindi promuoviamo il bilancio sociale come un’occasione per incentivare e praticare partecipazione, nella logica di soggetti, e perché no, governance multistakeholder. 

 

Reputa opportuni e necessari un monitoraggio e una valutazione continuativi dello stato di attuazione della riforma del Terzo Settore?

È sicuramente necessario un monitoraggio. Sia perché ci sono alcuni aspetti dell’attuazione della riforma mancanti e/o che fanno ancora fatica a realizzarsi, ma anche perché le leggi non sono mai perfette e per sempre. Importante è anche valutare come l’attuazione della Riforma abbia promosso degli elementi di miglioramento e di crescita e come magari la normativa stessa possa supportarli e promuoverne di nuovi prendendo spunto dalla pratica delle organizzazioni e dalle evoluzioni sociali e culturali che intervengono. 

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