Riforma in Movimento: intervista a Gianluigi De Palo

Gianluigi De Palo
INTERVISTA A
Gianluigi De Palo
Presidente del Forum delle associazioni familiari

All’interno del progetto di ricerca Riforma in Movimento si vuole andare a creare un dialogo con le istituzioni per accompagnare la Riforma del Terzo Settore nella sua crescita il più possibile positiva e adeguata. Il Dott. Gianluigi De Palo, Presidente del Forum delle associazioni familiari, condivide con noi l’esperienza della sua organizzazione.

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Qual è, a suo avviso, l’elemento più innovativo/promettente della nuova legislazione sul Terzo Settore (Codice del Terzo Settore, Impresa Sociale, 5×1000, Servizio Civile Universale)?

Una novità di rilievo è l’istituzione del Registro unico del Terzo Settore a livello nazionale, che metterà ordine in un settore che ciascuna regione ha regolamentato autonomamente, determinando una presenza e un’organizzazione degli enti sul territorio assolutamente disomogenea. A questa si aggiunge l’istituzione del Consiglio nazionale del Terzo Settore, al quale è affidata sostanzialmente la governance del sistema. Altro elemento significativo è il riordino complessivo del settore che riguarda tutti i soggetti del volontariato sociale, dalle più piccole associazioni alle imprese sociali alle cooperative anche di grandi dimensioni. E tra le novità non voglio dimenticare l’introduzione dei c.d. titoli di solidarietà.

 

Qual è l’elemento che più la preoccupa riguardo la nuova legislazione sul Terzo Settore?

 Un aspetto critico riguarda certamente le norme sull’ordinamento interno degli Enti più piccoli del Terzo Settore, che nel loro insieme costituiscono la reale e prima rete di solidarietà del nostro Paese. Basti pensare alle piccole spontanee associazioni presenti nei quartieri delle nostre città o dei piccolissimi comuni o borghi di cui l’Italia è ricca. Sarebbe stata opportuna una suddivisione tra queste e il resto degli enti più strutturati e organizzati. Anche la disciplina delle ‘reti associative’ desta qualche seria perplessità. Insomma, sarà inevitabile, per questo aspetto, un’attenta riflessione e rivisitazione sotto il profilo operativo e funzionale.

 

Sostenibilità, trasparenza e democraticità sono gli assi principali su cui si è mossa la Riforma, crede che siano stati ben strutturati e articolati all’interno di essa? Tra questi, quali pensa debba essere maggiormente promosso tra gli enti del Terzo Settore?

La trasparenza è un bene sempre e comunque. Evita di farci trovare davanti a realtà ambigue e scongiura il verificarsi di casi come quelli delle false associazioni. Interessante anche la novità del bilancio sociale, anche se bisogna vedere come verrà sviluppato nella prassi. Per questi aspetti sarà fondamentale il ruolo che assumerà il Consiglio nazionale. Per gli altri libri contabili bisognerà adeguarsi, pur consapevoli che molti dei piccoli enti non sono attrezzati per le novità. 

 

Qual è stato il ruolo della sua rete/ente nell’informare e comunicare agli associati le principali novità, opportunità ed adempimenti della Riforma del Terzo Settore?

Abbiamo ampiamente discusso sul decreto legislativo, sia in sede di Consiglio direttivo, sia con le nostre molte associazioni. Abbiamo dato indicazioni puntuali alle sollecitazioni che ci sono pervenute, individuando dove possibile un percorso standard e comune per i necessari adeguamenti. Inevitabilmente, alcuni enti hanno provveduto a un loro studio approfondito, in ragione sia della loro diffusione e presenza territoriale sia della loro natura. Molte associazioni socie del Forum hanno una lunga storia alle spalle: sono loro stesse già una rete e sono piuttosto sollecite nell’adeguarsi alle novità legislative. Anche i Forum regionali, che godono di un’ampia autonomia, sono stati coinvolti nell’adeguamento alle nuove norme in questo agevolati dall’assistenza fornita dal Forum nazionale.

 

Quanto è stato impegnativo seguire l’evoluzione della Riforma del Terzo Settore?

Nelle fasi di approvazione abbiamo constatato poca attenzione a rendere pubblico il dibattito istituzionale, per far comprendere a tutti la portata della riforma. Insomma, c’è stata poca attenzione, forse dipendente da una scarsa comunicazione istituzionale. Nella fase di emanazione del decreto legislativo solo gli enti più informati e pronti hanno saputo dare un contributo di idee e di contenuti. Molto più difficile è stato seguire tutti i decreti attuativi, e certamente le molte proroghe non hanno contribuito ad una piena consapevolezza del cambiamento sia tra gli enti sia tra la popolazione. 

 

L’avvio della riforma è stata l’occasione per un ripensamento della missione oltre che di un adeguamento della struttura  giuridico e organizzativa della sua associazione?

Quanto alla missione, devo dire che la famiglia c’è sempre stata e ci sarà sempre. Su questo assunto si basa la nostra azione. Essere dalla parte della famiglia è un compito duro e splendido, ma costante nel tempo. Quindi no, non abbiamo avuto particolari stimoli dalla riforma. Certamente, le nuove regole ci hanno imposto di ripensare alcune finalità in modo diverso, o meglio l’interpretazione della normativa ha dato a noi come penso anche ad altri l’occasione di reinterpretare la propria missione calibrando le attività sui punti focali previsti. Più complicato è stato l’adeguamento alla normativa quanto a struttura interna, organizzazione associativa e via dicendo. È un percorso che abbiamo intrapreso nella convinzione che se sapremo essere pronti a questa ‘sfida’ potremo proseguire la nostra attività con maggior forza e con basi più solide. Abbiamo incontrato alcune difficoltà, che immagino comuni alla maggioranza degli enti. Soprattutto se parliamo di enti con centinaia di soci tra tutte le ramificazioni nazionali, alle quali si aggiungono i 20 Forum regionali e decine di Forum provinciali e comunali.

 

Ritiene che gli art.55 e 56 del CTS , nonché la recente sentenza n.131/2020 della Corte costituzionale possano aprire per la sua organizzazione nuove opportunità di dialogo istituzionale nonché l’avvio degli strumenti di co-programmazione e co- progettazione con la Pubblica Amministrazione?

Anche la co-programmazione e la co-progettazione avevano e hanno bisogno di una sistematizzazione omogenea in ambito nazionale, che a seguito delle diverse disposizioni regionali è oggi disomogenea, creando anche condizioni di poca trasparenza. Ciò, però, non vuol dire “gabbia regolamentare” che mortifichi le specificità territoriali e soprattutto le piccole e spesso spontanee realtà comunitarie che nascono nei vari territori. Pertanto, bene ha deciso la Corte costituzionale che con la sentenza 131/2020 ha evidenziato la “profonda socialità” che i nostri territori da sempre hanno saputo esprimere attraverso “azioni positive e responsabili” messe in atto prima ancora che i sistemi pubblici di welfare.

 

Come valuta la definizione sul piano normativo della figura del “volontario”? Il nuovo status del volontario definito dal Codice può essere uno strumento utile a qualificare meglio l’opera dei volontari?

Come ho già detto era necessario un intervento di chiarificazione e definizione del sistema e quindi anche dei volontari che ne sono i protagonisti, pertanto bene la disciplina del codice che però dovrà essere bene interpretata ed indirizzata dal Consiglio nazionale soprattutto per quanto riguarda i volontari presenti nelle piccole e piccolissime associazioni.

 

La ministra Catalfo ha recentemente annunciato la prossima approvazione del Regolamento delle “attività diverse”. Pensa che questa innovazione, contenuta nell’art. 6 del CTS, possa facilitare lo sviluppo di “attività diverse” nella sua organizzazione, come leva per finanziare le attività di interesse generale?

Occorrerà fare molta attenzione sia nella definizione e indicazione delle “attività diverse” che nella loro successiva applicazione, c’è infatti il rischio che si crei una confusione applicativa con la grave conseguenza “di far rientrare dalla finesta ciò che si è fatto uscire dalla porta”. 

 

Reputa opportuni e necessari un monitoraggio e una valutazione continuativi dello stato di attuazione della Riforma del Terzo Settore?

Questo è inevitabile. Una riforma così stretta e radicale non può che essere seguita con attenzione da tutti gli stakeholder, e soprattutto deve essere aperta a correttivi in base a come si svilupperà la situazione. Per situazione intendo l’attività degli ETS, la loro presenza capillare, la sostenibilità finanziaria di tanti piccoli enti, e non ultima la partecipazione attiva della popolazione. C’è bisogno che le Istituzioni siano pronte ad intervenire qualora si verificassero effetti distorsivi alla prova dei fatti. Bisogna liberare le energie del Paese, non comprimerle. 

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