Per iniziare, cosa ne pensa in generale delle Riforma?
La Riforma rappresenta un punto di svolta importante, ma certamente non di arrivo, del percorso storico di crescita del Terzo Settore. Come conseguenza dell’importanza sociale ed economica del settore nel quadro sociale ed economico nazionale vengono così previste regole strutturate di governance e, soprattutto, introdotta una ampia visibilità dell’operato degli enti da parte dei rispettivi portatori di interesse e, più in generale, di accountability verso l’esterno del Terzo Settore. Purtroppo la Riforma nasce un po’ monca, visto che di fatto la legislazione delegata esclude in partenza la possibilità di diventare enti di Terzo Settore alle realtà sportive, per ragioni principalmente di arbitraggio fiscale. Un altro aspetto negativo è la lentezza e la complessità con cui essa viene attuata. Questa Riforma nasce da un’esigenza sociale ed economica ben percepita e interpretata dal legislatore, ma purtroppo si concretizza in una normazione secondaria abbastanza complessa e con ancora aree d’ombra da analizzare.
Qual è, a suo avviso, l’elemento più innovativo/promettente della nuova legislazione sul Terzo Settore (Codice del Terzo Settore, Impresa Sociale, 5×1000, Servizio Civile Universale)?
Ritengo che gli aspetti qualificanti siano gli obblighi di trasparenza nei confronti degli stakeholder, effettivi e potenziali, e la nuova attività di controllo interno ed esterno prevista sul sistema degli ETS, a fronte della concentrazione di una serie di agevolazioni di varia natura riservata a questa categoria di enti.
Qual è l’elemento che più la preoccupa riguardo la nuova legislazione sul Terzo Settore?
Principalmente sono due gli aspetti che mi preoccupano. Da un lato l’entità dei costi amministrativi e di struttura che verranno richiesti agli enti che sceglieranno di iscriversi al Registro unico, certamente non sopportabili per le piccole realtà. Dall’altro lato, l’aspetto tributario della riforma. Purtroppo è stata riprodotta nel Codice del Terzo Settore la complessità che già esisteva su questo tema per gli enti non commerciali. Non è stato trovato il coraggio di fare una scelta di semplificazione più radicale, scelta che è invece presente nella regolamentazione tributaria dell’impresa sociale, con la possibilità di detassare gli utili reinvestiti, e che poteva essere analogamente utilizzata anche per tutti gli ETS commerciali.
In che modo il suo Ordine ha supportato i propri soci nella conoscenza ed applicazione delle diverse normative emanate con la riforma del terzo settore?
Come Consiglio Nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili abbiamo lavorato su tre assi differenti. Come prima cosa abbiamo seguito e siamo intervenuti per rettificare alcune norme che venivano a interessare le nostre attività professionali e che ritenevamo non corrette, soprattutto nella fase intermedia tra il decreto legislativo 117/2017 e il relativo correttivo del settembre 2018 e, successivamente, nella produzione normativa di secondo livello, che è ancora in corso. In secondo luogo siamo intervenuti con azioni di divulgazione e di studio della Riforma dirette alla categoria, producendo circolari del Consiglio nazionale, monografie della nostra Fondazione e promuovendo convegni, anche sul territorio. All’interno di questa produzione ricordo le recenti “Norme di comportamento dell’organo di controllo degli ETS” pubblicate nel dicembre scorso. Infine il CNDCEC ha attivato rapporti di collaborazione con i maggiori enti rappresentativi della popolazione del Terzo Settore. Ciò si è concretizzato soprattutto tramite la convenzione centrale con il CSVnet e quelle locali tra i singoli Ordini e i CSV territoriali. È infine per noi di grande rilevanza la partecipazione all’associazione Terzjus come osservatorio aperto sul mondo del non profit.
Come valuta il decreto applicativo del RUNTS? Ritiene che l’istituzione del Registro possa facilitare e qualificare meglio la vostra attività professionale?
L’avvio del registro unico farà finalmente decollare la Riforma e mi pare possa dare pratica soluzione a parecchi dubbi fin qui rimasti a livello teorico. Come professione siamo coinvolti nella Riforma in molteplici ruoli. Molti dei nostri colleghi sono amministratori di enti del Terzo Settore, poi più in generale siamo coinvolti come consulenti nell’accompagnare gli enti nell’accesso al registro. Ma con la nascita definitiva degli ETS saremo parte necessaria degli organi di controllo interni e nell’attività di revisione legale.
Le nuove linee guida per la redazione del rendiconto/bilancio, l’obbligo per determinate categorie di enti di predisporre il bilancio sociale e la nuova disciplina degli organi di controllo (ove previsti) hanno inciso sull’attività dei vostri associati?
Sicuramente le nostre figure professionali hanno un ruolo di consulenza decisamente importante nella redazione dei documenti di informazione finanziaria e non finanziaria. Molti colleghi si sono o si stanno specializzando nel settore del non financial reporting. E come dicevo prima le nostre figure professionali sono presenti anche all’interno degli organi di controllo che devono attestare la conformità dei bilanci sociali alle linee guida previste dal decreto ministeriale. Chiaramente la strutturazione e l’obbligo di questi adempimenti porta la necessità di specializzarsi anche in questo settore.
Reputa opportuni e necessari un monitoraggio e una valutazione continuativi dello stato di attuazione della Riforma del Terzo Settore?
Sì, li ritengo necessari. La Riforma ha degli aspetti di complessità che spero nel tempo possano essere rivisti e semplificati, ad esempio nel campo tributario. Per questa ragione sia un monitoraggio che una manutenzione continui della Riforma sono indispensabili.
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