Riforma in Movimento: intervista a Roberto Museo

Roberto Museo
INTERVISTA A
Roberto Museo
Direttore di CSVNet

All’interno del progetto di ricerca Riforma in Movimento si vuole andare a creare un dialogo con le istituzioni per accompagnare la Riforma del Terzo Settore nella sua crescita il più possibile positiva e adeguata. Il Dott. Roberto Museo, Direttore di CSVnet, condivide con noi l’esperienza della sua realtà.

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Qual è, a suo avviso, l’elemento più innovativo/promettente della nuova legislazione sul Terzo Settore (Codice del Terzo Settore, Impresa Sociale, 5×1000, Servizio Civile Universale)?

La riforma del Terzo Settore è un cambio di paradigma culturale che, pervenendo ad  una definizione giuridica di ente del Terzo Settore, posiziona gli Enti del Terzo Settore non più in “area” residuale rispetto al settore profit e a quello pubblico; riconosce non solo il loro fare (perseguimento, senza scopo di lucro, di finalità civiche, solidaristiche e di utilità sociale mediante lo svolgimento delle attività di interesse generale) ma contemporaneamente il loro essere (perseguire il bene comune, elevare i livelli di cittadinanza attiva, di coesione e protezione sociale, valorizzare il potenziale di crescita e di occupazione lavorativa) e come essere (partecipazione, democraticità, trasparenza). Va sottolineato che con questa riforma i Centri di servizio per il volontariato diventano riferimento per i volontari di tutto il Terzo Settore, perché non si limitano più le funzioni dei Centri di servizio alle sole organizzazioni di volontariato definite dalle legge 266 del 1991, ma afferma che i CSV sono finalizzati a fornire “supporto tecnico, formativo e informativo per promuovere e rafforzare la presenza e il ruolo dei volontari nei diversi enti del Terzo settore”. È una evoluzione importante alla quale il legislatore fa corrispondere l’altra grande novità, ovvero il principio della porta aperta: tutte le organizzazioni del Terzo settore potranno concorrere alla conduzione dei CSV, la cui governance di maggioranza resta in capo alle organizzazioni di volontariato, attraverso una gestione democratica partecipata e radicata territorialmente.

Qual è l’elemento che più la preoccupa riguardo la nuova legislazione sul Terzo Settore?

L’aspetto principale che mi preoccupa è l’impianto tributario della riforma degli Enti del Terzo Settore (art. 79 e seguenti del Codice) che non è riuscito a trovare una strada che consentisse di uscire dalla complessità interpretativa già esistente per gli enti non commerciali. Sono preoccupato del rischio, quasi certo, di una normativa tributaria attuativa fatta attraverso circolari dell’Agenzia delle Entrate foriera di un contenzioso cospicuo oltre a comportare complicazioni gestionali e maggiori costi soprattutto per le piccole realtà che si iscriveranno al RUNTS.

 

Sostenibilità, trasparenza e democraticità sono gli assi principali su cui si è mossa la Riforma, crede che siano stati ben strutturati e articolati all’interno di essa? Tra questi, quali pensa debba essere maggiormente promosso tra gli enti del Terzo Settore?

La trasparenza è una asse ben inquadrato ed articolato per gli Enti del Terzo Settore sia verso l’interno delle organizzazioni sia verso l’esterno: un registro unico ed i relativi controlli, superando la caotica frammentazione dei tanti registri oggi presenti in Italia; l’adozione di linee guida per il bilancio economico ed il bilancio sociale e la valutazione di impatto; la previsione dell’organo di controllo oltre certe soglie di attività. È importante che gli ETS siano sempre più consapevoli che questi “strumenti” non hanno solo la funzione di comunicazione esterna attraverso la loro pubblicazione sui siti, ma rappresentano l’occasione per avviare dei processi partecipati di Accountability interni, che consentano di “rendersi conto che occorre render conto” per il perseguimento della missione che l’ente si è dato. Con riferimento alla democraticità, ben disciplinata nel CTS, mi pongo le seguenti domande: come raccogliere la sfida della transizione digitale che la pandemia ha accelerato? Come gli ETS della post pandemia possono davvero garantire parità, partecipazione, democrazia, esercizio dei diritti, pluralismo attraverso processi in cui coesistono fisicità e dimensione virtuale? Con riferimento alla sostenibilità, sono stati previsti diversi strumenti (ad esempio, dalle detrazioni o deduzioni per le donazioni, Fondo per il finanziamento di progetti e attività di interesse generale, perfezionamento del 5×1000); altre misure attendono ancora l’emanazione di provvedimenti attuativi (social bonus e  possibilità di svolgere attività diverse o la raccolta fondi, le cui linee guida sono ancora in attesa di approvazione). C’è poi tutta la partita da giocare degli strumenti della Finanza Sociale (titoli di solidarietà) che richiedono una “alleanza” strategico – culturale e non solo di fattibilità tecnica con gli operatori del settore bancario e creditizio.

Qual è stato il ruolo della sua rete/ente nell’informare e comunicare agli associati le principali novità, opportunità ed adempimenti della Riforma del Terzo settore?

CSVnet, l’associazione nazionale dei centri di servizio, ha coinvolto sin dal mese di maggio 2017 il sistema dei CSV per un confronto aperto e partecipato con le associazioni del territorio per presentare al Governo diversi contributi al percorso di riforma della normativa sul Terzo Settore. Per quanto concerne specificatamente il percorso di riforma dei Centri di Servizio, va dato plauso all’allora sottosegretario Luigi Bobba di aver favorito la costituzione di un tavolo di confronto tra le rappresentanze delle fondazione di origine bancaria, il terzo settore ed il sistema dei CSV che hanno portato alla stesura nel CTS del capo II  – dei centri di servizio per il volontariato del Titolo VIII (quello relativo alla promozione e al sostegno degli ETS). CSVnet in quanto ente di terzo livello, ha progettato e realizzato continui momenti di formazione, accompagnamento e sostegno ai Centri di Servizio per seguire tutti i passaggi parlamentari della legge delega, dei relativi Decreti Legislativi , dei Decreti attuativi (già usciti o in via di  elaborazione), delle circolari esplicative. Con il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili ha sottoscritto una convenzione nazionale a cui hanno aderito oltre il 60% dei CSV che insieme agli ordini locali hanno promosso azioni di formazione ed informazioni sulle novità introdotte dalla riforma e sugli adempimenti operativi a cura degli Enti Terzo Settore. Infine insieme al Forum Terzo Settore  ha realizzato il sito www.cantiereterzosettore.it.

L’avvio della Riforma è stata l’occasione per un ripensamento della missione oltre che di un adeguamento della struttura  giuridico e organizzativa della sua associazione?

Assolutamente sì. La nuova organizzazione territoriale dei CSV ha finalmente preso forma proprio recentemente: l’Organismo nazionale di controllo (altra novità della riforma) ha infatti concluso la fase di accreditamento dei Centri di Servizio per il  Volontariato, che diventano 49  senza ridurre in alcun modo la presenza diffusa su tutto il territorio nazionale. Si chiude questo processo che per i Centri di servizio ha comportato adattamenti profondi in termini di ridefinizioni dei propri strumenti di governance e gestionali con cui esprimere la propria funzione accelerando processi già avviati.

Ritiene che gli art.55 e 56 del CTS , nonché la recente sentenza n.131/2020 della Corte costituzionale possano aprire per la sua organizzazione nuove opportunità di dialogo istituzionale nonché l’avvio degli strumenti di co-programmazione e co-progettazione con la Pubblica Amministrazione?

Con il decreto del Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali n. 72 del 31 marzo 2021, a seguito dell’intesa sancita nella seduta del 25 marzo 2021 della Conferenza Unificata, sono state adottate le linee guida sul rapporto tra pubbliche amministrazioni ed enti del Terzo settore, disciplinato negli articoli 55-57 del decreto legislativo n. 117 del 2017 (Codice del Terzo settore). Le Linee Guida “suggellano” un lungo percorso, determinando una svolta. Esse rappresentano un tessuto connettivo fra amministrazione centrale ed amministrazioni territoriali che offre un punto di riferimento dotato di un rilevante grado di certezza e di stabilità, in tema di definizioni sostanziali, procedimento amministrativo, regime di trasparenza. Importante sottolineare come tali Linee siano adottate con decreto ministeriale a seguito dell’intesa raggiunta in Conferenza unificata, circostanza tutt’altro che scontata sul piano istituzionale. Le Linee Guida integrano ed interpretano le disposizioni di cui all’art. 55, 56 e 57 del Codice del Terzo settore. Queste Linee guida costituiscono, però, anche un punto di partenza. Il collegamento giuridico – funzionale fra art. 55 del Codice del Terzo settore e Linee guida offre oggi uno strumento immediatamente operativo per Regioni ed enti locali per attivare gli istituti di “amministrazione condivisa”. Questa connessione fra norma giuridica e territorio è l’inizio della  nuova strada. Al Terzo settore ed alla P.A. il compito di mettersi in cammino lungo questa strada nuova, rapidamente, per cogliere il significativo attivismo civico e dare il “segno” di un cambiamento possibile.

La Riforma del Terzo settore, con il decreto legislativo 40/2017, ha comportato significativi cambiamenti nel sistema di accreditamento e nella gestione del servizio civile da parte degli Enti. Come valuta queste innovazioni?

La riforma ha ampliato le categorie dei possibili partecipanti, non solo giovani italiani ma anche stranieri residenti (da qui il cambio di dizione da servizio civile nazionale a servizio civile universale) e ha definito una programmazione di più lungo respiro (triennale e non più solo annuale e collegata anche alla realizzazione degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo sostenibile). Anche come sistema dei CSV negli anni abbiamo rilevato l’importanza del Servizio Civile come esperienza per le giovani generazioni di un impegno che offre loro la possibilità di acquisire competenze che poi potranno tornare utili nei successivi percorsi formativi e lavorativi, ma soprattutto di contribuire a dare valore alle comunità in cui vivono e di sentirsi cittadini maggiormente attivi e partecipi proprio nelle loro comunità. E’ uno strumento che sviluppa e accresce la consapevolezza di essere cittadini italiani e anche cittadini europei. È cresciuta l’attenzione dei giovani sul servizio civile. Sono 125.286 le candidature arrivate per i 55.793 posti – nei progetti previsti dal bando di quest’anno. Tra le domande di partecipazione 12.935 si riferiscono a progetti finanziati con il fondo “Garanzia Giovani”, che mette a disposizione complessivamente 6.748 posti in 9 regioni. Si tratta di numeri importanti che dimostrano il grande entusiasmo dei giovani per un istituto che quest’anno compie vent’anni e che rappresenta un grande valore per il nostro Paese. Una pioggia di domande, più del doppio (ovvero 2,2) rispetto ai posti messi a bando, che ha investito anche i 180 progetti dei Centri di Servizio per il Volontariato. Si attesta a 5.436 il numero di giovani che  hanno inviato la propria candidatura per i 2.500 posti messi a disposizione dalla rete dei CSV in tutta Italia.

Reputa opportuni e necessari un monitoraggio e una valutazione continuativi dello stato di attuazione della Riforma del Terzo Settore?

Da un lato ritengo fondamentale vi sia continua informazione, formazione e accompagnamento agli Enti del Terzo Settore e dall’altro un monitoraggio dell’efficacia delle misure della riforma. Fondamentale raccogliere le esperienze del “diritto vissuto” sul campo dalle organizzazioni per essere in grado di aggiornare la normativa, dove necessario, così da leggere l’evoluzione delle organizzazioni e le esigenze di cittadinanza attiva, di democrazia economica e inclusione sociale a cui rispondono. Non bisogna poi dimenticare che il Codice del Terzo Settore, seppure articolato e complesso, presuppone un assetto giuridico che conserva l’esistenza di ulteriori “legislazioni parallele”. Ci saranno poi gli enti che non saranno iscritti al RUNTS, vuoi per esplicita esclusione normativa (FOB, associazioni sindacali e di categoria, partiti politici, enti aventi natura pubblica, ecc…) vuoi perché decideranno autonomamente di non iscriversi al Registro (per ragioni dimensionali, di opportunità o altro). Un fenomeno che dovrà essere attentamente osservato e monitorato.

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