Riforma in Movimento: intervista a Silvia Stilli

Silvia Stilli
INTERVISTA A
Silvia Stilli
Portavoce di AOI

All’interno del progetto di ricerca Riforma in Movimento si vuole andare a creare un dialogo con le istituzioni per accompagnare la Riforma del Terzo Settore nella sua crescita il più possibile positiva e adeguata. La Dott.ssa Silvia Stilli, Portavoce di AOI, condivide con noi l’esperienza della sua associazione.

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Qual è, a suo avviso, l’elemento più innovativo/promettente della nuova legislazione sul Terzo Settore (Codice del Terzo Settore, Impresa Sociale, 5×1000, Servizio Civile Universale)?

Il tema di un Codice Unico del Terzo Settore è indubbiamente la novità positiva della Riforma, in quanto finalmente indirizza ad un riferimento valido per tutte le specificità del non profit italiano che sono state ‘regolate’ da misure legislative differenti, non organiche tra loro perché susseguitesi nel tempo. Di fatto la Riforma si prefigge di dare un quadro di organicità in un mondo di differenze e complessità di soggetti, che permette di affrontare la questione dell’accountability del Terzo Settore in termini di valorizzazione delle mission e delle specificità nel momento stesso in cui contemporaneamente stabilisce linee guida comuni (Bilancio Sociale, raccolta fondi etc). Il riconoscimento delle Reti all’interno dei soggetti del Codice e le misure indicate a loro sostegno, che portano a rafforzarne sia il ruolo di rappresentanza che quello di soggetti titolari delle forme di ‘autocontrollo’ delle organizzazioni associate, a mio parere nella complessità è l’elemento innovativo/promettente della riforma.    

Qual è l’elemento che più la preoccupa riguardo la nuova legislazione sul/riforma del Terzo Settore?

La parte del 117/17 meno riuscita è sicuramente quella che riguarda il trattamento fiscale degli ETS non commerciali. Il 79, articolo cardine delle nuove norme, è particolarmente complesso e di difficile interpretazione. Se il legislatore si era dato l’obiettivo di semplificare e razionalizzare le vecchie norme, in questo caso non ci è riuscito. Molte piccole organizzazioni saranno costrette ad utilizzare competenze professionali esterne con un aggravio dei costi di organizzazione e un aggravamento del carico burocratico a scapito di risorse che potrebbero meglio essere dedicate allo svolgimento delle attività istituzionali. Sicuramente nella riforma sono insiti criteri ed obblighi espliciti relativi a trasparenza e democraticità notevolmente più chiari rispetto alle norme precedenti, che comunque richiedono investimenti non scontati per i modelli organizzativi diffusi nel paese e su cui bisogna che si trovino risposte o tramite risorse da destinare alle reti associative o tramite specifiche linee di finanziamento dedicate a aspetti di programmazione e comunicazione degli enti, incluso investimenti in tecnologie, ovvero a costi di struttura o altri.

Sostenibilità, trasparenza e democraticità sono gli assi principali su cui si è mossa la Riforma, crede che siano stati ben strutturati e articolati all’interno di essa? Tra questi, quali pensa debba essere maggiormente promosso tra gli enti del Terzo Settore?

Non c’è dubbio che il rafforzamento della trasparenza è uno degli aspetti qualificanti della riforma. A tale obiettivo concorrono più misure tanto di carattere interno che esterno all’ente. In generale, le norme sulla democrazia interna sono molto dettagliate, forse troppo. Ed anche quelle sui vari controlli. Credo che vada valorizzato maggiormente lo strumento valutazione di impatto sociale in modo da evitare che possa diventare una specie di ulteriore certificazione burocratica e possa invece esprimere appieno il proprio potenziale di rappresentazione della capacità trasformativa che le attività degli ETS hanno nel contesto in cui operano. 

Qual è stato il ruolo della sua rete/ente nell’informare e comunicare agli associati le principali novità, opportunità ed adempimenti della riforma del Terzo settore?

La rete di cui sono Portavoce è AOI, l’Associazione delle organizzazioni di solidarietà e cooperazione internazionale. Si tratta oggi di circa 140 soggetti di Terzo Settore che dal 2015 avevano già iniziato un percorso di coordinamento interno per favorire e promuovere il dialogo e la collaborazione in rete tra differenti esperienze non profit attive, appunto, nel volontariato e nei programmi di cooperazione internazionale: dalla tradizionale esperienza delle ong impegnate soprattutto nei progetti all’estero (umanitari e di cooperazione allo sviluppo) al mondo già più ampio dell’Educazione alla Cittadinanza Globale, dal commercio equo e garantito e FAIRTRADE all’Economia Sociale e Solidale, fino all’accoglienza dei rifugiati e ai programmi di inclusione sociale, lavorativa e culturale dei migranti e alla garanzia della salute e del supporto sociale nelle comunità e per le fasce più fragili anche in Italia. Della constituency di AOI fanno parte Organizzazioni della Società Civile (OSC) del mondo associativo (Legambiente ed UISP) e sindacale e cooperativo, come singole realtà e coordinamenti territoriali, insieme a Reti di secondo livello e federazioni (Focsiv, Cipsi, Forum Sad, Cocis, Vim). Con l’inizio del percorso di riforma del Terzo Settore le istanze associative si sono confrontate sulla questione della coesistenza e del reciproco rafforzamento della rappresentanza politica (verso finanziatori e istituzioni e all’interno del Forum del Terzo Settore) e della funzione della Rete come soggetto in parte di ‘erogazione di servizi’ e in parte di controllo e ‘certificazione’, in base al Codice. La scelta di andare verso la costituzione della Rete nazionale AOI ‘dei 500’ (con atto definitivo entro la primavera) è stata condivisa e discussa in più tappe negli organismi: affrontando così insieme tutti i passaggi dell’applicazione della 106/2016 e dell’attuazione del D.lgs 117/2017. Il ruolo del Forum Terzo Settore, a partire dal Tavolo Tecnico Legislativo interno, come la presenza della Portavoce di AOI nella delegazione del Forum stesso al Consiglio Nazionale del Terzo Settore, hanno oggettivamente permesso un aggiornamento e un confronto fattivo all’interno della constituency, superando la sola azione di ‘informazione’ sullo stato dell’arte della normativa 

Quanto è stato impegnativo seguire l’evoluzione della Riforma del Terzo Settore?

Molto. Il processo descritto nella risposta precedente lo dimostra. E ancora lo è: vi sono aspetti non totalmente e facilmente chiari o quesiti non sciolti per la corretta attuazione della stessa legge e dei suoi decreti attuativi; vi sono contraddizioni interpretative aperte delle normative che devono peraltro vedere un inquadramento coerente con il quadro generale delle politiche del Paese. Le singole linee guida richiedono un’attenzione, uno studio e un esercizio di divulgazione, giusta interpretazione e formazione per le realtà associate oggi in progress, che va curato e ben indirizzato. 
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L’avvio della riforma è stata l’occasione per un ripensamento della missione oltre che di un adeguamento della struttura  giuridico e organizzativa della sua associazione?

Certamente, ho già di fatto raccontato il percorso nelle risposte alle precedenti domande. Ma più che un ripensamento della mission, dato il carattere inclusivo dell’AOI scelto già a partire dal 2015, anno di sua trasformazione in rappresentanza complessa, si è trattato di studiare le modalità e le soluzioni di modifica del soggetto giuridico dell’organizzazione, monitorando le contemporanee revisioni del tessuto associativo della constituency. A seconda della prevalenza di una specifica qualifica in termini numerici di Ente del Terzo Settore (ETS) tra le realtà associate, si è definito l’inquadramento dell’AOI in base alle indicazioni del Codice. La mission in sé non è stata rivista in base ai cambiamenti normativi, ma al ruolo politico aggiornato rispetto al contesto globale di riferimento della cooperazione internazionale allo sviluppo e al suo legame in termini di coerenza alle altre politiche: a livello italiano, europeo e internazionale. 

Ritiene che gli art.55 e 56 del CTS , nonché la recente sentenza n.131/2020 della Corte costituzionale possano aprire per la sua organizzazione nuove opportunità di dialogo istituzionale nonché l’avvio degli strumenti di co-programmazione e co-progettazione con la Pubblica Amministrazione?

La sentenza 131/2020 della Corte Costituzionale va letta non solo come risposta ad un quesito di carattere ‘normativo’, ma soprattutto come riconoscimento politico del Terzo Settore, ribadito in maniera definitiva. Le legge 106/2016  promuove il valore del Terzo Settore e della sussidiarietà nella vita democratica dell’Italia, lo pone come soggetto centrale, direi come ‘perno’, delle politiche di coesione sociale. Le recenti vicende della pandemia hanno evidenziato questo ruolo determinante nel welfare di prossimità e nelle misure per affrontare la prima emergenza e garantire la resilienza per le cittadine e i cittadini e le loro comunità, a fianco delle istituzioni. Questo riconoscimento sancito in definitiva dalla sentenza della Corte Costituzionale diviene centrale rispetto alla co-programmazione e co-progettazione. Per le realtà della cooperazione internazionale allo sviluppo questa sentenza è una leva importante per affrontare interpretazioni e processi procedurali in essere nella Pubblica Amministrazione di diretto riferimento (MAECI e AICS, Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo), che fa ancora fatica a comprendere la portata di questo dialogo strutturato per il cambiamento positivo in termini di efficacia dell’azione di sistema. Eppure co-programmazione e  co-progettazione sono di fatto essenziali per l’attuazione della L.125/2014 di riforma della cooperazione internazionale allo sviluppo. 

Le regole e gli adempimenti previsti per l’iscrizione al RUNTS saranno secondo lei uno sprone al miglioramento gestionale degli enti ed alla trasparenza verso le istituzioni ed i cittadini?

Per quanto riguarda le OSC di cooperazione internazionale allo sviluppo non si tratta certamente di una novità. Certificazioni di trasparenza e accountability, a partire dai budget e dalle procedure amministrative, redazione di Bilanci Sociali e regole sulla gestione della raccolta fondi, come il Sad (Sostegno a Distanza): queste ed altre misure sono in essere da anni nel settore, sono le ‘carte di presentazione’ a finanziatori pubblici, adesso anche elementi di premialità nelle valutazioni per le selezioni call delle proposte progettuali della Commissione Europea. Le organizzazioni non governative, tra cui le organizzazioni di AOI, per esempio, si sono dotate di un portale opendata, Open-Coooperazione (open-cooperazione.it), come strumento di trasparenza di dati relativi alla gestione e all’impatto del loro lavoro e restituzione alle/ai sostenitori e più in generale a istituzioni e opinione pubblica. Molte delle nostre organizzazioni da tempo redigono regolarmente il Bilancio Sociale, come già citato, hanno Codici Etici e policy ben strutturate e a cui di attengono con strumenti di verifica certi. 

Reputa opportuni e necessari un monitoraggio e una valutazione continuativi dello stato di attuazione della riforma del terzo settore?

La L.124/2015 di riforma della cooperazione internazionale allo sviluppo, fortemente innovativa nel contesto europeo, nei suoi decreti attuativi ha visto molte criticità e il non averle risolte, affrontate e corrette per tempo ha comportato problematicità in termini di efficacia del sistema. A partire da questa esperienza diretta, ritengo essenziale il continuo monitoraggio della riforma del terzo settore, per evitare simili effetti.

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