Riforma in Movimento: intervista a Vincenzo Manes

Vincenzo Manes
INTERVISTA A
Vincenzo Manes
Presidente di Fondazione Italia Sociale

All’interno del progetto di ricerca Riforma in Movimento si vuole andare a creare un dialogo con le istituzioni per accompagnare la Riforma del Terzo Settore nella sua crescita il più possibile positiva e adeguata. Il Dott. Vincenzo Manes, Presidente di Fondazione Italia Sociale, condivide con noi l’esperienza della sua organizzazione.

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Qual è, a suo avviso, l’elemento più innovativo/promettente della nuova legislazione sul Terzo Settore (Codice del Terzo Settore, Impresa Sociale, 5×1000, Servizio Civile Universale)?

L’elemento più rilevante della nuova legislazione in materia di Terzo Settore a mio avviso è il riconoscimento stesso del Terzo Settore come entità giuridica autonoma e ben definita. Rispetto al passato, questa novità consente di fare chiarezza e ordine in una materia che spesso – per la sua frammentazione – ha subito le conseguenze di una scarsa considerazione. Così invece si ottiene, per mezzo di una definizione abbastanza estensiva ma non per questo meno precisa, di riconoscere al Terzo Settore una identità giuridica specifica. Un altro elemento da sottolineare, che consegue al riconoscimento giuridico, è la diversa prospettiva che il Codice introduce nel rapporto con la pubblica amministrazione, centrale e locale, nei termini di una responsabilizzazione dei soggetti civici come soggetti che possono contribuire al perseguimento di obiettivi di interesse generale. Al Terzo Settore viene riconosciuta una funzione “pubblica” che rende giustizia del suo ruolo e corregge la pigra sovrapposizione tra interesse generale e amministrazione pubblica da cui per lungo tempo siamo stati condizionati. Rispetto a questi due elementi, il resto degli interventi introdotti dalla nuova legislazione ha una portata molto meno ambiziosa e serve più che altro a fare ordine tra provvedimenti e norme accumulatisi nel tempo.

Qual è l’elemento che più la preoccupa riguardo la nuova legislazione sul/riforma del Terzo Settore?

A parte il necessario completamento degli atti necessari a rendere esecutivo tutto il nuovo impianto normativo, attraverso l’emanazione dei decreti attuativi ancora mancanti, il singolo elemento che potrebbe mettere a rischio le innovazioni legislative introdotte dalla riforma a mio avviso potrebbe essere la scarsa preparazione dei soggetti che dovranno impegnarsi nell’attuazione della co-programmazione e co-progettazione. Sul piano dei principi, specie dopo la sentenza della Corte costituzionale 131/2020, il quadro è ormai sufficientemente chiaro; più complessi saranno invece i problemi da affrontare nell’applicazione concreta, se non interverranno una serie di azioni (di formazione, di disseminazione, di scambio e valutazione delle esperienze concrete) necessarie perché sia la pubblica amministrazione che gli enti di Terzo Settore siano messi in grado di tradurre in prassi corrente il principio dell’amministrazione condivisa. È un processo che potrebbe richiedere anni e, soprattutto, che necessita di essere accompagnato da una serie di interventi e azioni affermative per generare e consolidare una nuova cultura amministrativa, abbastanza robusta da confrontarsi senza complessi di inferiorità con le pratiche tradizionali, in cui la PA agisce in base al principio di comando e controllo, più che con una logica collaborativa.

Sostenibilità, trasparenza e democraticità sono gli assi principali su cui si è mossa la Riforma, crede che siano stati ben strutturati e articolati all’interno di essa? Tra questi, quali pensa debba essere maggiormente promosso tra gli enti del Terzo Settore?

Sostenibilità e trasparenza non possono essere considerati elementi esclusivi degli enti di Terzo Settore. Ormai sempre più sono visti come aspetti costitutivi dell’identità di ogni impresa o organizzazione che agisca responsabilmente. Quindi non sono, a mio avviso, aspetti che caratterizzano in maniera originale la riforma e pertanto la loro applicazione dovrebbe essere misurata su prassi e metriche comuni, anche a livello internazionale. Mentre la democraticità, per come il nuovo quadro legislativo definisce il Terzo Settore, è una caratteristica che si applica solo ad alcune forme organizzative (ad es associazioni e cooperative) e non ad altre (ad es imprese sociali e fondazioni): quindi non può essere definito un asse principale della Riforma. Considero importante che il perimetro del Terzo Settore sia stato tracciato in modo da comprendere tutte queste forme organizzative, indipendentemente dalla loro struttura di governance, e pertanto non considero rilevante distinguerle in funzione del livello di democraticità.

Quanto è stato impegnativo seguire l’evoluzione della Riforma del Terzo Settore?

Fondazione Italia Sociale è nata nell’ambito degli atti della Riforma (legge delega) e pertanto ha seguito il suo processo nelle diverse fasi, assumendo come una delle proprie priorità il costante aggiornamento sull’evoluzione degli atti normativi. Per questo motivo, peraltro, ha contribuito a dare vita a TerzJus in qualità di socio fondatore.

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