Qual è, a suo avviso, l’elemento più innovativo/promettente della nuova legislazione sul terzo settore (Codice del Terzo Settore, Impresa Sociale, 5×1000, Servizio Civile Universale)?
A mio avviso l’elemento più innovativo/promettente è il fatto di aver separato il grano dal loglio, come si suol dire. Ovvero il tentativo di razionalizzazione e di sanificazione di un ambito che si nasconde a volte nel grande concetto di enti del Terzo Settore, ma che in realtà non ha né le caratteristiche e la serietà, né gli elementi fondamentali degli enti. Quindi è stato anche definito meglio il concetto di Terzo Settore.
Qual è l’elemento che più la preoccupa riguardo la nuova legislazione sul/riforma del Terzo Settore?
Sicuramente questo allungamento dei tempi, collegato alla reale applicabilità della Riforma. Vedo ancora la mancanza di alcuni decreti ministeriali attuativi, mi riferisco agli artt. 6 (elemento molto importante per il finanziamento delle associazioni) e 7 (sull’aspetto del fundraising). Ecco, questo come esempio di carenza e di qualcosa che così realizzato è importante ma molto complesso. Per fare le cose per bene c’è una complicazione organizzativa e di adempimenti delle varie disposizioni.
Sostenibilità, trasparenza e democraticità sono gli assi principali su cui si è mossa la Riforma, crede che siano stati ben strutturati e articolati all’interno di essa? Tra questi, quali pensa debba essere maggiormente promosso tra gli enti del Terzo Settore?
Tutti e tre sono punti cardine della Riforma. La trasparenza ad esempio è fondamentale perché rappresenta il rasserenamento, anche rispetto agli utenti e ai soci, per quanto riguarda la correttezza nella gestione degli enti del Terzo Settore. In generale, tutti e tre gli aspetti vanno di pari passo per la differenza degli enti del Terzo Settore dal resto del mondo e soprattutto un mondo opaco che si nasconde tra di noi. Lo vedo soprattutto nello specifico del mondo in cui opera Anpas, ad esempio il trasporto socio sanitario, gestito alle volte in maniera un po’ sospetto.
Qual è stato il ruolo della sua rete/ente nell’informare e comunicare agli associati le principali novità, opportunità ed adempimenti della riforma del Terzo settore?
Anpas, in quanto ente di secondo livello, anche grazie ai finanziamenti del Ministero, ha creato dei momenti di formazione e di sostegno alle associate su quelle che erano le esigenze rispetto alla Riforma
Quanto è stato impegnativo seguire l’evoluzione della Riforma del Terzo Settore?
È stato sicuramente impegnativo, ci ha tenuti molto sul pezzo. Ma è stato anche sicuramente per certi versi emozionante e molto sentito. Abbiamo contribuito su alcuni aspetti della creazione della Riforma, soprattutto riguardo a specifici articoli come gli artt. 57 e 76, che abbiamo costruito grazie all’interlocuzione avvenuta con il governo.
L’avvio della riforma è stata l’occasione per un ripensamento della missione oltre che di un adeguamento della struttura giuridico e organizzativa della sua associazione?
Assolutamente sì, soprattutto nel nostro ruolo di rete. Noi eravamo già una rete nei fatti, al di là della specifica giuridica. In questo periodo abbiamo appurato che nel ruolo identitario della nostra rete è necessario essere anche una rete di servizi per poter garantire una risposta efficace alle nostre associate.
Ritiene che gli art.55 e 56 del CTS , nonché la recente sentenza n.131/2020 della Corte costituzionale possano aprire per la sua organizzazione nuove opportunità dilpi dialogo istituzionale nonché l’avvio degli strumenti di co-programmazione e co-progettazione con la Pubblica Amministrazione?
Certo. Aggiungerei, nel caso specifico di Anpas, che anche l’art. 57 gioca un ruolo importante. Però la strada è ancora lunga, e c’è molto bisogno di chiarezza.
Come valuta la definizione sul piano normativo della figura del “volontario”? Il nuovo status del volontario definito dal Codice può essere uno strumento utile a qualificare meglio l’opera dei volontari?
È un aspetto fondamentale della Riforma. Sulla figura del volontario c’è sempre stato bisogno di chiarezza, questo termine spesso riempie la bocca. Alle volte esistono zone grigie del volontariato, che in realtà è lavoro nero, e che spesso rovina l’immagine della maggioranza delle associazioni.
Le regole e gli adempimenti previsti per l’iscrizione al RUNTS saranno secondo lei uno sprone al miglioramento gestionale degli enti ed alla trasparenza verso le istituzioni ed i cittadini?
Anche questi sono elementi fondamentali, soprattutto nell’ottica della chiarezza e della distinzione tra buone pratiche e quelle meno buone.
Reputa opportuni e necessari un monitoraggio e una valutazione continuativi dello stato di attuazione della riforma del terzo settore?
Assolutamente fondamentale. È ovvio e necessario proprio per poter magari rigettare quello che sembra un po’ obsoleto, o lavorare su quello che manca.
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