Vignola, Deputy General Manager di Cesvi su Scena Unita

Roberto Vignola
INTERVISTA A
Roberto Vignola
Deputy General Manager and Head of communication and fundraising department di Cesvi Onlus

L’emergenza Covid-19 rappresenta per tutte le organizzazioni non solo un momento di rilettura delle proprie strategie di raccolta fondi ma anche di analisi interna dell’organizzazione e dei modelli di intervento. Vi è una difficoltà generalizzata di espressione delle competenze interne sui temi classici e l’esperienza di Cesvi con Scena Unita, come gestore del fondo per supportare il mondo artistico e musicale, racconta come riguardarsi internamente e far emergere le competenze professionali e organizzative possa aprire nuove opportunità. Abbiamo intervistato Roberto Vignola, Deputy General Manager e Head of communication and fundraising department.

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Roberto, cos’è Scena Unita, l’iniziativa musicale in cui è stata coinvolta Cesvi?

Il fondo “Scena Unita – per i lavoratori della musica e dello spettacolo” è una iniziativa che ha il fine di dare un concreto aiuto ai lavoratori duramente colpiti dall’emergenza Coronavirus.

È il primo fondo in cui il mondo degli artisti si è unito a quello degli enti privati, per dare un contributo concreto alla filiera supportando attraverso azioni mirate questi operatori impossibilitati a lavorare e, al contempo, sostenendo progettualità che determinino una ripartenza del settore della musica e dello spettacolo.

 

Come nasce questa iniziativa e perché un’organizzazione non profit come Cesvi al suo interno?

Scena Unita è gestito da Cesvi in collaborazione con La Musica che Gira (un coordinamento composto da lavoratori, artisti, imprenditori e professionisti della musica) e Music Innovation Hub (Impresa Sociale che opera in ambito musicale). Cesvi ha incontrato questo progetto grazie alla sua rete di relazioni e alla luce della sua esperienza nella gestione di emergenze e di erogazione di grants. Il comitato promotore necessitava di un elemento di razionalizzazione e di competenza nella raccolta delle donazioni e di un implementing partner con esperienza pregressa.

 

Qual è quindi il ruolo specifico di Cesvi in questa operazione e perché un’organizzazione non profit che si occupa di cooperazione (e non di arte e cultura) per gestire il fondo?

Cesvi si occupa da 35 anni di gestione di crisi ed emergenze di ogni tipo. Gestiamo in Italia e all’estero progetti di cooperazione che riguardano anche il micro-credito, il supporto all’imprenditorialità. Lo abbiamo fatto anche durante l’emergenza Coronavirus affiancando il Comune di Bergamo e collaborando con Banca Intesa per sostenere l’economia locale (Programma Rinascimento Bergamo), oltre che in passato sull’erogazione del credito per lo sviluppo della filiera del turismo ad esempio in Albania e in Sud Africa.

I temi quindi del lavoro, dell’imprenditorialità, della necessità di investire per supportare l’economia non ci sono affatto estranei. Inoltre, per quanto riguarda i rapporti con il modo musicale, da sempre collaboriamo con artisti anche supportando quella che è la scena musicale emergente (ultimo esempio è il bando Insieme Per la Musica con Elio e le Storie Tese e il Trio Medusa).

 

Differentemente da altre iniziative simili, questa volta il mondo musicale non ha creato una realtà non profit nuova per gestire il progetto ma ha deciso di affidarsi a chi già ha la capacità di operare in questo senso. Perché Cesvi ha deciso di occuparsi di questo tema?

Vogliamo mettere le nostre competenze a disposizione dei nuovi bisogni per arginare il fenomeno delle nuove povertà come quelle dei lavoratori di un settore che è al momento in grave crisi e che quindi coinvolge intere famiglie che si trovano in un momento economicamente molto difficile. Crediamo nella compenetrazione di competenze: economia, musica, Terzo Settore, gestione delle donazioni. Abbiamo importato in Scena Unita i nostri punti di forza.

Scena Unita è un progetto ambizioso e di grande esposizione: non ci si propone in un contesto del genere senza avere competenze. Diversamente ci sarebbe un enorme rischio reputazionale

 

Le partnership non sono nuove nel Terzo Settore: attivare relazioni con realtà profit o comunque molto distanti dalle attività core, dalla mission degli enti, è una prassi per le organizzazioni non profit. Cosa vorresti condividere coi colleghi rispetto a questa esperienza in questo senso?

La rilettura organizzativa che l’emergenza Coronavirus ci ha imposto di fare è stata determinante: abbiamo tantissime competenze che possono essere messe al servizio di progetti che impattano sui nostri beneficiari e che attivano interlocuzioni differenti da quelle a cui siamo abituati, o a cui siamo stati abituati finora, ad avere.

All’interno di Cesvi, ma all’interno di ogni organizzazione, esistono know-how potentissimi che possono sprigionare energie e creare valore all’organizzazione e alla società attraverso percorsi differenti da quelli che siamo stati abituati finora a compiere. Ancora una volta, è determinante la stretta collaborazione di tutti i settori organizzativi: dal fundraising, alla comunicazione, passando per chi si occupa di progetti. 

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