RUN TS: corri, terzo settore!
E così, il sogno si sta avverando: il RUNTS – acronimo gutturale di Registro unico nazionale del terzo settore – è sul punto di partire.
Entro 6 mesi dalla ormai prossima pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del relativo decreto ministeriale – passato pochi giorni fa al vaglio della Conferenza Stato Regioni – sarà operativo il Registro che tutto (o molto) conterrà e sul quale conteranno i donatori, le pubbliche amministrazioni e lo stesso terzo settore.
Andiamo con ordine.
Perché è un sogno? Stiamo parlando di un repository dove tante informazioni su certi enti non profit – quelli che per la legislazione sono considerati i più meritevoli di sostegno – troveranno casa. Un portale – come si sarebbe detto 20 anni fa – dove cercare informazioni di un ente o dove trovarne conferma. Il Registro è un luogo dove trovare risposte a molte domande. Chi è davvero il legale rappresentante di un certo ente? Se sono un fornitore, con chi devo parlare o – meglio – chi può firmare il contratto con me? Ed ancora: di cosa vive l’ente? Di donazioni, di convenzioni con enti pubblici, di vendita di beni o servizi? E’ quindi un sogno che si avvera perché ad oggi queste informazioni potevano essere trovate – ma solo in alcuni casi – solo se si andava sui siti delle organizzazioni che ritenevano “opportuno” pubblicare queste informazioni. Conosco enti – nobilissimi – che evitano di pubblicare il bilancio per le più disparate ragioni. Per altri enti meno nobili le ragioni sono invece “disperate”; ad esempio non vogliono far sapere che in realtà sono “ricchi” o hanno un’alta patrimonializzazione perché pensano – tapini – che se un ente è ricco non si riescano ad attirare nuovi donatori. Appunto, poveri tapini che sembrano non sapere che la relazione col donatore si basa sulla fiducia, quindi sul futuro e che la ricchezza o la povertà attuale poco c’entrano con la fiducia.
E’ un sogno perché si spera che finalmente si avranno numeri ancora più significativi rispetto a quelli certamente corretti dell’ISTAT che però ci vengono propinati col contagocce e per un universo molto variegato (ci troviamo organizzazioni di volontariato, fondazioni bancarie, I.P.A.B. depubblicizzate, organizzazioni non governative, istituti di patronato, centri di formazione professionale) che restituisce sì uno sguardo d’insieme ma manca di analisi puntuali necessarie per tipologie di enti, settori ed attività.
E’ un sogno perché tutti coloro che si pongono come intermediari delle donazioni (si pensi a Facebook, alle diverse piattaforme di raccolta fondi) non potranno più escludere enti dalla raccolta perché il registro di appartenenza di questi ultimi non è aggiornato. E’ un sogno perché le pubbliche amministrazioni avranno – come tutti i cittadini – libero accesso al registro e alle informazioni e eviteranno di chiedere mille volte (nel senso che non potranno!) gli stessi documenti già depositati in un registro pubblico.
Anche la filantropia istituzionale potrà abbeverarsi nel Registro unico e chiedendo soltanto il codice fiscale dell’ente riscontrare i dati anagrafici dell’ente, la sua solidità, la governance.
Se il Terzo settore vuole crescere, così come è cresciuto economicamente e in realizzazioni sociali negli ultimi 30 anni, ha quindi l’opportunità di crescere ancora, di essere più visibile, riscontrabile e quindi riconoscibile.
E’ il momento di correre, Terzo settore, RUN TS!
O almeno – perché in Italia si rimanda sempre tutto – è il momento di allenarsi per correre, dato che prima si dovrà leggere il decreto, poi le note interpretative dei Ministeri; poi si dovranno interpretare le note interpretative ma ad un certo punto – speriamo nella prossima primavera – saremo davvero tutti ai blocchi di partenza.
Nella speranza che Infocamere – responsabile della struttura informatica che reggerà il Registro – e i Ministeri si ricordino di caricare la pistola dello starter!
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