Gli adeguamenti statutari per la Riforma e l’infinita teoria delle proroghe

Carlo Mazzini
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Carlo Mazzini
INTERVISTA A

La conversione in legge ordinaria del decreto 125/2020 potrebbe prorogare la scadenza ultima per l'adeguamento statutario con assemblea ordinaria al 31 marzo 2021. Sarebbe il quarto rinvio ma l'impossibilità di tenere assemblee in presenza lo rende necessario.

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Parlando di quella che ormai possiamo chiamare “Maratona Riforma Terzo Settore”, è notizia di pochi giorni fa il posticipo al 31 marzo 2021 del termine ultimo per adeguare lo Statuto utilizzando i quorum propri delle assemblee ordinarie.

Questa la decisione del Senato nelle modifiche apportate in sede di conversione del DL 125/20, ed in particolare all’art 1, c 4-novies (enti del Terzo Settore) e 4-decies (Imprese Sociali). Si ritiene che nelle prossime settimane la Camera confermerà la modifica.
Per chi avesse perso il conto, si tratta della quarta proroga.
In principio era il 3 febbraio 2019, termine definito – per lo specifico degli Enti del Terzo Settore, quindi Odv, Aps e Onlus – dall’art 101, c 2, D Lgs 117/17, poi spostato al 3 agosto di quell’anno (prima proroga). Vi ricordate? Era l’anno 1 a.c., cioè avanti-Covid.
Poi si è arrivati al 30 giugno 2020 (seconda proroga).
Non contenti è arrivato un ulteriore slittamento al recentissimo 31 ottobre 2020 (terza proroga). E ora l’ulteriore fuga in avanti al 31 marzo 2021 (quarta proroga).
Ben 787 giorni separano il primo termine dalla quarta proroga.

Vediamo quali sono le ragioni di tutti questi rinvii.

Il termine di adeguamento dello Statuto (in modalità semplificata) ha inseguito la fuga in avanti della partenza del RUNTS che in origine si pensava partisse persino ad inizio 2019. Se il primo termine (statuti) coincide più o meno con il secondo (RUNTS), le cose un po’ si semplificano, soprattutto per le Onlus che sono gli unici enti che non possono ancora agire con il nuovo Statuto, mentre Aps e Odv lo possono fare.
Ulteriori motivi (ultimi in ordine di tempo) di differimento del termine sono anche legati al Covid-19. Riunirsi online è diventato per molti enti ben più complicato rispetto alle tradizionali assemblee “in presenza” e potersi incontrare nuovamente de visu, come si spera accada nella prima parte del 2021, non è indifferente.
L’ultimo motivo residuale risiede in un “incrocio magico” che consiste da un lato nell’incapacità degli italiani ad assolvere in tempo gli adempimenti, e dall’altro l’incapacità dell’amministrazione pubblica di offrire un quadro sereno, chiaro ed esauriente delle regole.

Per queste ragioni, ritengo che l’ennesima proroga, pur essendo il frutto finale di pasticci, ritardi e incapacità gestionali (da entrambe le parti), sia un frutto necessario e in fondo non così indigeribile; al massimo poco utile, ma per una volta non dannoso.

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Carlo Mazzini
Esperto di legislazione degli enti non profit e fiscalità
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