Le 6 cose da sapere per aprire un ente non profit

Si è deciso di perseguire uno scopo ideale e si ritiene di poterlo fare attraverso un ente non profit. Per partire è importante avere alcune nozioni - non sempre di immediata comprensione - e conoscere gli adempimenti. In questo articolo, sono elencate quelle che riteniamo essere gli essenziali per potersi muovere nel Settore.

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Non basta una bella idea per avviare un’ente del Terzo settore; ci sono anche alcuni adempimenti da mettere in atto con competenza e precisione. Bilanci, statuti, fiscalità possono apparire concetti astratti ma in realtà impattano notevolmente sulla concreta quotidianità di una organizzazione.

  1. L’idea e l’ideale prima di tutto. Prima di scrivere qualsiasi statuto mettete nero su bianco le vostre intenzioni, le idealità, le attività che ritenete fondamentali per perseguire l’idealità; aggiungete un foglio di calcolo per capire da dove verranno le risorse per sostenere le attività. Questo primo passo è davvero la base del vostro progetto. Se non sono chiari questi elementi il vostro edificio sarà costruito sulla sabbia.
  2. Scegliete la tipologia di ente: si va dalle associazioni “semplici”, alle fondazioni, da enti senza una disciplina propria a enti del Terzo settore. Per scegliere bene, dovrete immaginare il tipo di governo che volete dare all’ente, le attività che realizzerete e le entrate che prevedete copriranno i costi.
  3. Scrivete lo statuto; meglio se aiutati da un Centro di servizio per il volontariato o da un professionista contattato tramite fornonprofit.it. Non si copia da internet, non perché sia eticamente sbagliato ma perché è il modo migliore per sbagliare.
  4. Qualsiasi ente costituiate ricordate che
    • è un soggetto giuridico distinto dalle persone che lo compongono e quindi deve avere un codice fiscale;
    • pur essendo un soggetto giuridico a sé stante, chi prende le decisioni (amministratori, i consiglieri e non solo il Presidente) ha diversi gradi di responsabilità anche patrimoniale. La personalità giuridica – che è un ulteriore passo di autonomia dell’ente rispetto ai propri amministratori – non permette una sorta di irresponsabilità degli amministratori.
  5. Rendiconto o bilancio: dato che le risorse che impiegate vengono da terzi (soci, donatori, enti pubblici, aziende), l’obbligo di rendicontare – e bene – è obbligo di legge. Ciò non vuol dire che dovete di sicuro avere un commercialista, ma che dovete tenere i conti in ordine e capire fino a che punto potete farlo con le vostre forze. Esistono schemi di bilancio condivisi da tempo e anche per decreto verranno prodotti modelli di rendicontazione.
  6. Fisco, croce e delizia. Se raccogliete donazioni, a seconda di cosa siete diventati (ODV, ETS ecc) potete fare in modo che i vostri sostenitori ottengano un risparmio fiscale. Se realizzate attività (commerciali o non commerciali) dovete sempre chiedervi se e quali imposte “incidono” su quella attività e quali adempimenti debbano essere espletati. E’ un esercizio non semplice da fare, meglio farsi aiutare.
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