Come scrivere lo Statuto di un’associazione?

Scopri come scrivere lo statuto della tua associazione, step by step.

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Tu e i tuoi amici avete preso la decisione: costituite un’associazione per …
Avete già passato lo scoglio del “come apro un’associazione”, quindi sapete tutto sull’assenza di scopo di lucro e avete scelto quale organizzazione costituire tra le diverse tipologie di enti previsti dalla legge.
Vediamo ora come scrivere lo statuto.

Le due premesse

La prima premessa è che non è bene affrontare un testo pieno di tecnicismi da soli se si è digiuni di quei tecnicismi; il buon senso è un’ottima guida ma è lo stesso buon senso a suggerirvi prudenza nello scrivere di cose che non conoscete e rispetto alle quali non sapete le conseguenze che portano.
La seconda premessa è che copiare non è un’opzione! Prendete pure gli statuti delle organizzazioni migliori, più grandi, più cool e leggeteli. Fatto? Bravi. Cosa c’entrano quelle organizzazioni con la vostra? Probabilmente nulla anche se agiscono nello stesso ambito di attività. Il loro statuto è frutto di una storia lunga e ogni frase è pensata sia dal punto di vista legale che da quello dell’esperienza. Ma voi non sapete se anche per voi viga la stessa legge e gli stessi articoli della legge e comunque voi non conoscete cosa quelle organizzazioni hanno vissuto. Quindi lasciate stare quegli statuti.

Primo passaggio: la struttura

Ogni statuto di associazione (le fondazioni e i comitati hanno regole diverse) ha una struttura riassumibile nei seguenti capitoli:

  • Dati anagrafici;
  • Finalità;
  • Attività;
  • Soci;
  • Organi associativi: assemblea, consiglio direttivo, presidente, revisori legali, probiviri;
  • bilancio e economics;
  • Procedure di scioglimento.

I modelli di statuto che vi vengono proposti da esperti e/o dai Centri di servizio sono certamente corretti. Usateli non come a scuola si usavano i bigliettini nelle maniche per indovinare la versione di greco ma come validi punti di partenza che ci evitano di partire da zero.

Ricordatevi che, come già detto, copiare da internet significa il più delle volte avere i bigliettini per la versione di greco e dopo poco scoprire che il compito in classe è sulla trigonometria!

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Secondo passaggio: dividetevi i compiti

La struttura che abbiamo riportato prima ci dice che da un lato bisogna lavorare per compartimenti; ragioni sulle attività senza pensare se ho bisogno o meno dei probiviri. Dall’altro lato molti articoli / argomenti si incrociano e pertanto non bisogna entrare in contraddizione scrivendo all’articolo 3 una disposizione in contrasto con quella riportata all’articolo 12.
Facciamo un esempio: se parlando dei poteri dell’assemblea affermo che la stessa deve deliberare in merito al bilancio entro 4 mesi dalla fine dell’esercizio (quindi entro il 30 aprile in caso di esercizio coincidente con l’anno solare), è bene non contraddirsi dicendo – nel capitolo del bilancio – che è approvato entro il mese di marzo o di maggio. Questi
quiproquo sono a volte i casus belli per litigate che partono da dissapori lontani e profondi. Abbiamo bisogno di certezze sia per sanità mentale sia per non dare appigli a nessuno (all’esterno e all’interno) per creare confusione e screditare noi e l’associazione.
Quindi può essere utile

  1. dividersi in gruppi
  2. nominare un supervisore

Ogni gruppo dovrebbe prendere in considerazioni tematiche omogenee.
Il gruppo Alfa si interessa ad esempio di Finalità, Attività, Rapporti con i soci (ammissione ed espulsione).
Il gruppo Beta tratta i temi riguardanti l’Assemblea (competenze e funzionamento), Consiglio direttivo (idem), Presidente, altri organi eventuali.
Il supervisore deve essere quello che mastica la materia, tiene un collegamento con il locale Centro di servizio per il volontariato, sa quali sono le domande da porre agli esperti, spazza via una serie di leggende metropolitane.

Cosa dite? Che nessuno vuol fare questo lavoro nell’ente che si sta formando? Avete un problema. Lo statuto è un contratto tra gli associati e detta le regole condivise (quindi oggetto di comprensione) che consentono ad associati e organi di ritagliarsi lo spazio adeguato e legittimo all’interno dell’ente. Se vi propongono di diventare Consigliere o Presidente, vorrete sapere quali sono le conseguenze o no? Rifiutate terrorizzati dalla leggenda metropolitana che se qualcosa va storto paga tutto il Presidente oppure occupate un pò del vostro tempo per capire com’è davvero la questione e cosa possiamo prevedere nello statuto?

Meglio conoscerle queste regole, non credete?

Terzo passaggio: Affidarsi e confidarsi con i sistemi esperti

Centri di servizio del volontariato, esperti della materia, guide; la possibilità per fare un lavoro pensato e meditato e per farlo verificare da chi legge / scrive statuti da mattina a sera esiste.
C’è chi parte da questo terzo passaggio e si fa dare subito un format; benissimo. Il più è capire quali parti dobbiamo in ogni caso mantenere e quali sono invece modificabili. Su queste ultime bisogna anche capire a cosa porta una eventuale modifica che – seppur legittima – potrebbe bloccare l’organizzazione.
Prima di chiudere la versione finale – validata da qualcuno di esperto – chiedete ai sodali di porre delle domande su possibili casistiche; ad esempio, incompatibilità, casi di ineleggibilità, conflitti d’interesse …
Raccogliete le domande, raggruppatele per tematica e andate dal sistema esperto.
Avute le risposte, confrontatevi con gli amici e prendete decisioni che siano: A. legittime, B. non superficiali.

Quarto passaggio: si parte

Avete controllato tutto? Gli esperti vi hanno spiegato le vostre scelte intra-statutarie?
E’ il momento di partire.
Raccogliamo i novelli soci per l’assemblea costituente e deliberiamo che il frutto di così tanta fatica diventa la legge fondamentale della nostra organizzazione redigendo l’atto costitutivo.

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