Campagna lasciti testamentari

Un lascito testamentario è un atto con cui decidere a chi destinare i propri beni, o parte di essi, in eredità a una persona o ente benefico, dopo la propria morte. Può rappresentare uno strumento di sostentamento utile per un’organizzazione non profit. Ecco come utilizzarlo per organizzare una campagna di raccolta fondi.

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Che cos’è una campagna lasciti testamentari

Una campagna lasciti testamentari rappresenta uno strumento per sollecitare donazioni pianificate e con un rapporto tra investimento e risultato più favorevole.
Presupposti essenziali di questo genere di campagna sono il rapporto diretto tra l’ente e il potenziale donatore e la costruzione di una relazione fiduciaria di lungo periodo. Il risultato sarà il lascito solidale

Tipologie di lasciti

Il lascito testamentario in favore di un’organizzazione non profit è solitamente definito lascito solidale. Per eseguirlo è necessario un testamento in cui, nel rispetto delle quote attribuite agli eredi legittimi, il testatore definisce quali e quanti beni intende destinare alle organizzazioni non profit prescelte. 

Vi sono tre forme ordinarie di testamento: testamento pubblico, testamento olografo, testamento segreto.

  • Testamento pubblico, ovvero redatto con un atto pubblico da un notaio in presenza di due testimoni che devono avere delle caratteristiche precise. Ad esempio non possono essere parenti o affini del Notaio o del testatore in linea retta in qualunque grado, e in linea collaterale fino al terzo grado; non possono essere coniuge del Notaio o del testatore; devono essere maggiorenni e non essere in nessun modo interessati all’atto.
  • Testamento olografo, ovvero redatto dal donatore stesso su carta, scritto interamente a mano, datato (con indicazione di giorno, mese ed anno) e firmato. 
  • Testamento segreto, che può essere scritto dal testatore o da terzi. Nel primo caso deve essere da lui sottoscritto alla fine delle disposizioni. Nel caso in cui il testamento sia scritto in tutto o in parte da altri, o se è scritto in tutto o in parte con mezzi meccanici, deve portare la sottoscrizione del testatore in ciascun mezzo foglio, unito o separato. Il testamento dovrà poi essere consegnato personalmente ad un notaio, alla presenza di due testimoni in un involucro sigillato con una impronta. Questa terza forma di testamento attualmente è poco usata.

Caratteristiche di un testamento solidale

All’interno del testamento, il testatore può decidere se il lascito assuma la forma di eredità o legato, e si possono nominare uno o più eredi. L’erede entra in possesso anche delle passività, per questo il passaggio non è automatico. Si eredita tutto il patrimonio, per questo chi riceve può accettare, rifiutare o accettare con beneficio di inventario. In alternativa il lascito può concretizzarsi in legato, che è invece un bene o un diritto. Il legato non è subordinato all’accettazione perchè non include le passività. 

Fare testamento solidale significa lasciare i propri beni, o anche solo una parte, a uno o più enti benefici. Non è necessario lasciare ingenti patrimoni, perché per sostenere il lavoro quotidiano di enti impegnati nelle più importanti cause umanitarie e scientifiche, anche un piccolo contributo può fare la differenza. Si può decidere di lasciare:

  • una somma di denaro, azioni, titoli d’investimento, il trattamento di fine rapporto;
  • un bene mobile, come un’opera d’arte, un gioiello o anche un arredo;
  • un bene mobile iscritto ai pubblici registri come un’automobile o una barca;
  • un bene immobile, come un appartamento;
  • una polizza vita indicando l’ente/gli enti che hai scelto come beneficiario/i.

Affinchè il lascito sia valido, è necessario indicare chiaramente l’organizzazione beneficiaria nel testamento, includendo indicazioni anagrafiche, come il codice fiscale.

Fare testamento vuol dire avere la certezza che sia rispettata la volontà del donatore. È un atto di tutela e responsabilità verso i familiari perché permette di disporre, secondo legge, dei tuoi beni o di parte di essi in maniera chiara e inequivocabile [1].

La collaborazione con un professionista e la realizzazione della campagna possono avere dei costi, tuttavia lo strumento complesso lo richiede ed è bene tener presente che i costi saranno anche proporzionati alle necessità dell’organizzazione e conseguentemente alle dimensioni.

Cose che devi assolutamente sapere prima di fare una campagna lasciti

  • La legge italiana tutela i familiari più stretti, riservando a questi una parte del patrimonio, detta quota legittima, a prescindere dalla volontà del testatore. Sono destinatari di questa quota: il coniuge, i discendenti in linea diretta (es. figli o loro discendenti) e ascendenti (es. genitori in assenza di figli). Esiste poi una quota disponibile, che il testatore potrà destinare seconda la sua volontà. Questa è la parte che il donatore può donare a uno o più enti non profit.  
  • Se un ente non profit riceve un lascito può accettarlo, rifiutarlo o accettarlo con beneficio di inventario, proprio per avere il tempo di verificare di cosa consta il lascito e se va a beneficio dell’organizzazione. L’accettazione avviene da parte della CdA o Consiglio direttivo dell’organizzazione o altro organo preposto. 
  • Il fundraiser dell’organizzazione ha l’importante ruolo di avviare un programma lasciti che coltivi la relazione con i donatori rispetto a questo importante e delicato strumento; la campagna deve essere focalizzata sul donatore, le sue motivazioni, i suoi desideri e su quale proposta di valore l’organizzazione può realizzare per lui. È una campagna istituzionale, di sensibilizzazione che una volta avviata si mantiene nel tempo. Come fundraiser è importante disporre delle principali informazioni tecniche sullo strumento, ma senza sostituirsi ai tecnici, l’ente non profit e/o il fundraiser devono essere in grado di dare i primi chiarimenti anche legali e fiscali, se richiesti, pur sapendo riconoscere oltre quale punto è bene far intervenire un professionista che accompagni il donatore negli aspetti più tecnici e pratici. 
  • Il ruolo dei professionisti in questo tipo di campagna è importante: notai, commercialisti, fiscalisti, consulenti finanziari, più in generale chi ha a che fare con l’amministrazione di patrimoni può essere di supporto nella promozione di un programma lasciti; il notaio ha anche una funzione tecnica di partner, è colui che potrebbe assistere il donatore nella realizzazione del testamento in forma pubblica o anche solo dare dei consigli che potrebbero rivelarsi preziosi. Per questo è bene circondarsi di un paio di notai fidati da poter consigliare ai propri donatori e tessere relazioni con professionisti che potrebbero supportare l’ente nella promozione.  
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Vantaggi di una campagna lasciti per un ente non profit

Una campagna lasciti ben strutturata può dare frutti significativi in termini di ritorno sull’investimento, infatti lavorando nel lungo periodo sulle relazioni con i propri sostenitori, o in alcuni casi beneficiari, si possono avere delle entrate di rilievo. Una campagna lasciti integra e migliora il mix degli strumenti di raccolta fondi che diversificano e stabilizzano la sostenibilità di un ente, che non può sostenersi solo con piccole donazioni nel tempo. Ma esiste un’altra ragione per cui è bene che le organizzazioni non profit si dotino degli strumenti necessari per avviare una propria campagna lasciti: secondo l’ISTAT il numero degli anziani è in aumento.

Entro i prossimi trent’anni le persone con oltre 65 anni dovrebbero passare dal 20,3% al 32% [2]. Una ricerca del prof. Barbetta – realizzata in collaborazione con Fondazione Cariplo nel 2009 [3] e confermata da un aggiornamento dello stesso studio nel 2016 – ha evidenziato che nonostante la crisi il patrimonio di alcune famiglie italiane ha continuato a crescere. Tutto questo, unito al grande cambio generazionale in atto nel nostro Paese, porta a un aumento delle famiglie che nel prossimo decennio si troveranno a dover fare una successione. Una stima pari a circa 6 milioni, e di queste circa 424.000 si estingueranno senza eredi, lasciando un patrimonio potenzialmente disponibile, al netto della quota riservata agli eredi legittimi, di 100 miliardi di euro nello scenario peggiore.

I 5 consigli essenziali per realizzare una campagna lasciti

  1. È raccomandabile dotarsi di un professionista avvocato/notaio di fiducia, che possa aiutare i donatori dell’ente nel reperimento delle prime informazioni utili per redigere un testamento;
  2. Il testamento non necessariamente lo redige il notaio: può essere anche olografo o segreto. Se fatto da un notaio rappresenta un atto pubblico ed è quindi più ufficiale e meno esposto a possibili controversie, soprattutto in caso di patrimoni importanti e presenza di eredi legittimi; 
  3. L’ente/fundraiser non si sostituisce al tecnico affiancando il donatore nella realizzazione del testamento, ma coltiva le relazioni con i propri donatori e pubblici affinché sappiano che l’ente mette a disposizione questa opportunità, risponde ai desideri del donatore di pianificare le proprie ricchezze a favore dei beneficiari e dei progetti dell’ente non profit; 
  4. Proprio per la delicatezza dell’argomento e della scarsa cultura in Italia sul “fare testamento” la campagna lasciti parte da dentro l’organizzazione. Si deve fare tanta formazione e cultura interna;
  5. Si tratta di pianificare una campagna istituzionale che mira alla sensibilizzazione e al coinvolgimento dei donatori – con la specificità che gli esiti non sono prevedibili. È importante prevedere una campagna di comunicazione dallo stile e il tono adeguato che parli in modo diverso ad almeno tre target: un pubblico generalista, non attivamente coinvolto nella tematica, a coloro che potrebbero essere potenzialmente interessati ma hanno dubbi o non sanno a chi rivolgersi, a chi ha già scelto e ha redatto il testamento a favore dell’ente. 

Potrebbe accadere che….

  • le risorse provenienti da questa fonte vengano utilizzate per patrimonializzare l’organizzazione non profit attraverso la costituzione di fondi e/o fondazioni dedicate a progetti specifici o all’attività istituzionale. 
  • l’ente venga nominato erede universale e quindi debba valutare se vale la pena accettare l’eredità. 
  • nella fase di coltivazione dei donatori si utilizzino strumenti e strategie diverse da tutte le altre attività di fundraising. Es. focus group, interviste, visite a casa dei donatori. 
  • non si sa da dove iniziare. È importante affidarsi a un consulente del fundraising che possa aiutare l’ente nella pianificazione della strategia e delle attività di questa campagna. 

NOTE

[1] Tratta da www.testamentosolidale.org
[2] “Il futuro demografico del paese” www.istat.it
[3] Barbetta, Canino, Cima “il valore potenziale dei lasciti di beneficenza” in Quaderni dell’Osservatorio, Fondazione Cariplo, n. 2, 2009.

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